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  • Mercoledì 26 ottobre 2011

Le alluvioni in Liguria e Toscana

Un punto della situazione paese per paese: fino a ora i morti accertati sono sei

Le intense piogge degli ultimi giorni hanno causato frane, smottamenti e inondazioni in un’ampia area dello Spezzino, in Liguria, e in parte della Lunigiana, in Toscana. Secondo le autorità locali, al momento si contano sei morti e diverse persone disperse. Sul confine tra le due regioni sono caduti 500 millimetri di pioggia in poche ore, la principale causa degli straripamenti dei fiumi e dei torrenti.

Il primo segnale
Ieri verso le 13 una frana ha invaso un tratto dell’autostrada A12 tra Carrodano e Borghetto Vara, travolgendo un’autocisterna in transito in quel momento. Sono state necessarie 6 ore per liberare l’autista dalle lamiere, è ferito ma non rischia di morire. Lo stesso fronte di frana ha anche interessato una porzione dell’Aurelia.

Borghetto Vara
Quattro persone sono morte a Cassana, una frazione di Borghetto Vara, a causa del crollo di due abitazioni. Dalle prime ore dell’alba è iniziata l’evacuazione dei cittadini. Il paese è stato inondato dall’esondazione del torrente Gravegnola, un affluente del fiume Vara. Fango e detriti hanno invaso alcune vie di Borghetto Vara, allagando case e negozi. In un altro paese, Pignone, i soccorritori sono al lavoro tra le macerie di una casa crollata per cercare tre dispersi.

Cinque Terre
Se la stanno vedendo brutta anche gli abitanti di Vernazza e Monterosso, due centri abitati che costituiscono parte delle Cinque Terre. Le piogge hanno portato alla formazione di grandi torrenti di fango, che dall’entroterra hanno trascinato detriti verso la costa. Interi tratti di strada non esistono più e le Ferrovie sono al lavoro per ripristinare almeno una linea. Tra Levanto e Monterosso è stato attivato un treno, che con non poche difficoltà rimane l’unica via sicura di accesso alle zone alluvionate.

Aulla
Altre due persone sono morte ad Aulla, in provincia di Massa Carrara. Una di loro, una donna, si trovava nella propria auto quando è stata travolta da una ondata di piena. I testimoni raccontano che si è verificato tutto in pochi minuti a causa della tracimazione del fiume Magra. Ad Aulla sono state evacuate circa 300 persone, che hanno trovato riparo nel palazzetto dello sport della città. Per metterle in salvo in alcuni casi si è reso necessario l’intervento diretto dei vigili del fuoco, con gommoni e mezzi anfibi. Diversi ponti della zona sono pericolanti e questo ha condizionato l’arrivo dei soccorsi. Le vie principali di accesso sono state comunque ripristinate per garantire il passaggio in sicurezza dei soccorritori.

Lunigiana
Diversi centri abitati sono rimasti senza luce e acqua, con i collegamenti stradali interrotti e l’impossibilità di comunicare a causa del blackout delle linee telefoniche. Le ultime stime parlavano di 7 – 8 frazioni isolate, di almeno cinque ponti crollati nella zona del bacino del Magra, interessato da una notevole esondazione.

Aree più colpite
Il Corriere della Sera pubblica un elenco delle aree maggiormente colpite: Ameglia, Beverino, Borghetto Vara, Brugnato, Calice al Carnoviglio, Monterosso, Pignone, Riccò del Golfo, Sesto Godano e Vernazze in provincia di la Spezia, e i comuni dell’alta Lunigiana in provincia di Massa Carrara.

Prevenire
Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi spiega sulla Stampa che con un po’ di prevenzione si sarebbero potuti evitare molti problemi.

L’esempio della Liguria è eclatante: le alluvioni in quella sottile striscia di terra sono e saranno la regola a ogni pioggia un po’ più grave del solito. Per forza: quando si costruisce fino dentro gli impluvi fluviali, il terreno viene reso impermeabile e non assorbe più la pioggia che, invece, si precipita nei corsi d’acqua, ormai non più commisurati a quelle precipitazioni. Così arrivano le alluvioni, dovute alla nostra scarsa conoscenza della dinamica naturale e al mancato rispetto delle regole: se si leva spazio al fiume, il fiume prima o poi se lo riprende. E hai voglia a sturare i tombini a Roma o a decretare lo stato di calamità (che non andrebbe assolutamente favorito, perché si deve operare in prevenzione, non in emergenza) a La Spezia: sono solo palliativi che rimandano alla prossima occasione. Se non si liberano i fiumi dell’aggressione cementizia, se non si rispettano le regole di un territorio così fragile e giovane come quello italiano e se, peggio, si favorisce l’abusivismo anche attraverso sciagurati piani casa e ancor più sciagurati condoni, il problema non si risolverà mai.