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  • Lunedì 1 agosto 2011

Il Pakistan a un anno dalle alluvioni

La situazione dodici mesi dopo un disastro che ha ucciso 2000 persone e ne ha lasciate senza casa 800.000, nell'indifferenza della comunità internazionale

BASEERA, PAKISTAN - JULY 26: 11 year old Mueen Ibrahim peers around the back of his 53 year old grandfather Ghulam Qadir are they stand for a portrait on a stretch of road that they travelled through flood waters last year on July 26, 2011 in Baseera, Pakistan. Almost a year ago now the Pakistan floods ravaged the country of Pakistan affecting over 20 million people, displacing over 4 million and killing around 1,000 people. The country is still in it's recovery phase with hundreds of thousands of people still rendered homeless. (Photo by Daniel Berehulak/Getty Images)
BASEERA, PAKISTAN - JULY 26: 11 year old Mueen Ibrahim peers around the back of his 53 year old grandfather Ghulam Qadir are they stand for a portrait on a stretch of road that they travelled through flood waters last year on July 26, 2011 in Baseera, Pakistan. Almost a year ago now the Pakistan floods ravaged the country of Pakistan affecting over 20 million people, displacing over 4 million and killing around 1,000 people. The country is still in it's recovery phase with hundreds of thousands of people still rendered homeless. (Photo by Daniel Berehulak/Getty Images)

Un anno fa il Pakistan veniva travolto dalle peggiori alluvioni negli ultimi ottant’anni di storia del paese. Quasi 2.000 persone sono morte e in 20 milioni, circa il 12 per cento della popolazione, sono stati in qualche modo toccati dal disastro naturale. Per giorni un quinto del paese è stato sommerso dall’acqua e gli allagamenti hanno distrutto 14 milioni di case, rovinato 650.000 ettari di campi coltivati e causato 10 miliardi di dollari di danni alle infrastrutture, ai sistemi di irrigazione, ai ponti e alle case. L’arrivo degli aiuti umanitari e l’attenzione rivolta dalla stampa alla tragedia sono stati particolarmente lenti e ridotti rispetto ad altre recenti situazioni di emergenza, come per esempio Haiti dopo il terremoto: eppure gli sfollati sono stati sei volte tanti.

Secondo le organizzazioni umanitarie, a un anno di distanza la situazione è ancora molto difficile. 800.000 persone non hanno una casa in cui vivere e migliaia di sfollati sono ancora rifugiati nelle tende dei campi di emergenza. Gli aiuti raccolti sono insufficienti rispetto alle richieste: le Nazioni Unite avevano richiesto almeno 2 miliardi di dollari ma ne hanno raccolti soltanto 1,3. Il governo non ha ancora costruito dei sistemi per prevenire il ripetersi di un simile disastro, non ha ricostruito gran parte delle infrastrutture distrutte né rafforzato gli argini dei fiumi in vista di nuove inondazioni. Le persone colpite dalla tragedia si sentono abbandonate dal governo, che ha fatto poco sia economicamente che simbolicamente per aiutarle: alcune famiglie hanno ricevuto una somma di denaro sufficiente a ricostruirsi una stanza, mentre nel giro di un anno nessun politico è andato a visitare i villaggi distrutti o i campi per rifugiati in cui vivono. Molti stanno cercando di ricostruire le loro case autonomamente, anche se il costo dei mattoni in alcune zone è raddoppiato e in altre persino quadruplicato e per acquistarli hanno dovuto vendere parte del bestiame. In questi giorni è iniziata la stagione dei monsoni, e la situazione potrebbe essere aggravata da forti piogge e nuovi inondazioni.

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