«Sembriamo un paese socialista dopo la caduta del Muro»

Stefano Casertano analizza le condizioni dell'Italia e costruisce su Linkiesta un'efficace similitudine

Stefano Casertano, professore e studioso di politica internazionale, ha scritto per Linkiesta una analisi delle problematiche condizioni dell’Italia e delle responsabilità dei suoi cittadini, con un paragone geografico storico efficace.

La manovra finanziaria sancisce la caduta dell’Italia in una situazione di “default bianco”: niente politica di crescita, tasse incrementate, e popolazione salariata di fatto trasformata in una massa di pecore pagatrici. Prevale su tutto una sensazione scomoda di guerra tra bande: tra caste, ordini professionali, rendite più o meno assicurate, pensioni ingiuste, alla fine a rimetterci sono i fuori-casta. Insieme alle finanze pubbliche, crolla il senso di nazione: dallo stato responsabile siamo passati allo stato profittatore, che anziché perpetuare l’idea di “cultura nazionale” si spende per interessi frammentati. Diminuiscono i finanziamenti per gli asili, i malati si devono pagare la sanità, sui “patrimoni” da 150.000 euro (un monolocale in città) viene applicata una tassa di centinaia di euro, i giovani non avranno pensione – e sono trattati alla stregua di ingenui imbecilli.
Danno fastidio le ultime scelte del parlamento di salvare i privilegi degli eletti – parola che perde ogni giorno del suo senso democratico-rappresentativo, per acquisire una luce fulgida da mitologia eroica. Qualcuno è scettico: detti privilegi sono molto poco in termini finanziari. Sono critiche che rispecchiano i tempi sia nel merito, che nel contenuto. Non sono tanto i soldi (o non sono solo i soldi) a far indignare, quanto il principio. Ancora, il gruppo al potere si difende a spese degli altri.
Gli italiani sono pazienti. Si fanno fare di tutto. Si fanno aumentare le tasse. Consentono alla spesa pubblica di arrivare al 52,5% del prodotto nazionale (Germania: 44%; Stati Uniti: 38,9%), e si disinteressano del modo in cui questi soldi vengono spesi. Alla notizia che i barbieri della camera ricevono 11.000 euro a testa al mese; alla notizia che il ragioniere della camera riceve oltre 230.000 euro l’anno di stipendio; al prolungamento dei rimborsi ai partiti per tutta la legislatura anche in caso di nuove elezioni, a parte un minimo di indignazione, non succede mai nulla. Gli italiani accettano che i soldi del loro lavoro vengano mal spesi.

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