• Mondo
  • Domenica 29 maggio 2011

Il fronte lontano della lotta al fumo

Il 76 per cento dei fumatori del mondo vive nei paesi in via di sviluppo e molti sono bambini: l'Independent ha fatto un punto della situazione

Daniel Tobar Guevara,13, center, smokes with his friends Luis Soriano Ayala,13, right, and Jose Perez Soriano, 8, as they search for mollusks in the mud, on the island of San Sebastian, 71 miles east of San Salvador, El Salvador, Sept. 24, 2002. The children smoke pure tobacco in order to scare way the insects that are in these muddy areas. In El Salvador about 450,000 children under the age of 18 work, according to the International Labor Organization. Children's Day is celebrated in El Salvador on Oct. 1. (AP Photo/Victor Ruiz Caballero)
Daniel Tobar Guevara,13, center, smokes with his friends Luis Soriano Ayala,13, right, and Jose Perez Soriano, 8, as they search for mollusks in the mud, on the island of San Sebastian, 71 miles east of San Salvador, El Salvador, Sept. 24, 2002. The children smoke pure tobacco in order to scare way the insects that are in these muddy areas. In El Salvador about 450,000 children under the age of 18 work, according to the International Labor Organization. Children's Day is celebrated in El Salvador on Oct. 1. (AP Photo/Victor Ruiz Caballero)

Gli effetti del fumo sulla salute e la sua relazione con il cancro ai polmoni sono ampiamente conosciuti da anni. Nonostante questo i profitti delle multinazionali del tabacco sono in crescita: nel 1990 sono stati venduti 5.000 miliardi di stecche di sigarette, che sono diventati 5.900 miliardi nel 2009.

La ragione di un tale incremento è dovuta all’aumento di fumatori nei paesi in via di sviluppo, che nel 2009 rappresentavano il 76 per cento dei fumatori mondiali. I fumatori nei paesi sviluppati invece sono passati dal 38 per cento dei fumatori mondiali, nel 1990, al 24 per cento nel 2009. L’edizione domenicale dell’Independent racconta che le multinazionali del tabacco hanno approfittato dell’assenza di leggi sulla sponsorizzazione delle sigarette nei paesi emergenti, promuovendo il fumo in modo molto aggressivo e accattivante soprattutto tra i giovani. In paesi come la Nigeria, il Brasile e l’Ucraina sono state organizzate feste e serate nei night club per attrarre nuovi consumatori, in Russia i pacchetti di sigarette di alcune marche vengono confezionati come eleganti bottigliette di profumo per attirare il mercato femminile.

In Occidente le compagnie tengono i prezzi molti alti per aumentare i profitti, mentre nei paesi più poveri le sigarette sono ben più economiche: le aziende si accordano tra loro per pagare il meno possibile gli agricoltori che coltivano le foglie di tabacco, che a loro volta ricorrono spesso al lavoro minorile per ridurre i costi. Il prezzo basso delle sigarette contribuisce a diffonderle tra le persone più povere, compresi i bambini. In Indonesia – un paese di 238 milioni di persone – 21 milioni di bambini sono fumatori.

Oltre a ricorrere abbondantemente alla pubblicità, le multinazionali del tabacco hanno fatto largo uso delle aule di tribunale per ostacolare i tentativi dei governi di combattere il consumo di sigarette. Negli ultimi anni il governo dell’Uruguay ha vietato il fumo nei luoghi pubblici e ha ordinato che l’80 per cento della superficie di ogni pacchetto di sigarette venisse ricoperto di scritte sui rischi del fumo. La Philip Morris gli ha fatto causa e se dovesse vincere potrebbe chiedere almeno due miliardi di dollari per danni. Quest’anno il governo britannico ha deciso di vietare gradualmente l’esposizione dei pacchetti di sigarette nei negozi e per questo è stato citato in giudizio da un gruppo di aziende produttrici.

Il prossimo martedì sarà il World No Tobacco Day, un evento internazionale che ha l’obiettivo di sensibilizzare le persone ai rischi del fumo e di approvare misure legislative che ne combattano la diffusione.

Foto: AP Photo/Victor Ruiz Caballero