I talebani su Twitter

Oggi sono comparsi su Twitter i primi messaggi in inglese dall'account ricondotto ai talebani

Su Twitter è attivo dal 19 dicembre scorso l’account @alemarahweb, che si presenta come legato al sito “ufficiale” dei talebani afghani e indica come luogo di riferimento “Kabul, Afghanistan”. “Al-imara” o “Al-emara”, in arabo, significa semplicemente “l’emirato”, mentre Mostafa Ahmedi è un nome di persona molto comune e che non sembra ricondurre a nessuna personalità di spicco all’interno dei talebani. Al momento della stesura di questo articolo, @alemarahweb aveva all’attivo più di 750 messaggi, seguiva dodici altri utenti ed era seguito da più di trecento persone.

I messaggi seguono quasi sempre la stessa struttura: un breve testo in lingua pashto, con una località afghana seguita dai due punti e un breve riassunto di un’azione militare. I tweet compaiono poi come “news” sul sito ufficiale. Una sorta di bollettino, aggiornato più volte al giorno, che si conclude con un link ad una notizia appena pubblicata sul sito dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan: questo è stato il nome ufficiale del paese durante i cinque anni (dal 1996 al 2001) in cui i talebani hanno avuto il controllo della maggior parte del territorio afghano. A partire da oggi sono comparsi i primi quattro messaggi in inglese, che seguono lo stesso schema dei tweet in pashto.

Durante il loro governo dell’Afghanistan, i talebani si dichiaravano contrari alla tecnologia vietando tra le altre cose il televisore, i lettori musicali e il computer in base a una interpretazione restrittiva e letterale della shari’a. Oggi inviano un grande numero di email e messaggi di testo, e producono video di combattimenti con le forze della coalizione che vengono scambiati principalmente attraverso i cellulari. Il sito ufficiale dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan è consultabile in farsi (la lingua dell’Iran), pashto (parlato in Afghanistan e Pakistan), arabo e inglese. Quest’ultimo si dichiara “Voice of Jihad” e i suoi comunicati chiamano invariabilmente “martiri” i morti nei combattimenti contro gli “invasori”. Gli indirizzi e i server vengono individuati e disattivati in continuazione, causando continui cambi di indirizzo.

In diversi casi gli annunci dei talebani battono sul tempo anche le agenzie di informazione occidentali: le forze della coalizione spiegano che il loro ritardo è dovuto alla maggiore ricerca di conferme prima di dare le notizie. E in effetti, complice anche l’effetto propagandistico, in diverse occasioni i talebani esagerano le cifre dei soldati occidentali uccisi o dei danni procurati all’esercito nemico. Il Guardian dice di aver ricevuto, lo scorso dicembre, una lunga mail in cui i talebani si lamentano che molte delle notizie che rendono pubbliche non vengono utilizzate dai mezzi di informazione occidentale.