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  • Lunedì 25 aprile 2011

La Siria muove i carri armati

Si intensifica la repressione delle proteste in tutto il paese: a Deera i morti sarebbero già venti

Aggiornamento delle 17: 30

I carri armati continuano a pattugliare la città di Deraa e alcuni testimoni hanno raccontato su Shaam News, un sito online che pubblica foto e racconti dei manifestanti, che nelle strade ci sarebbero decine di cadaveri. Un abitante di Deraa ha detto ad Al Jazeera che un gruppo di soldati guidato dal fratello del presidente ha sparato contro la folla e non si è fermato neanche dopo aver ucciso e ferito diverse persone. Farsi un’idea del numero dei morti è ancora impossibile, perché la presenza dei cecchini impedisce di soccorrere i feriti.

Alcuni attivisti nel quartiere Douma di Damasco hanno raccontato che le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nelle loro case arrestando sia uomini che bambini. Il quartiere è stato lasciato senza elettricità e sarebbero ancora in corso degli scontri.

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I mezzi pesanti dell’esercito siriano sono entrati a Deera per reprimere la rivolta contro il regime di Assad. I testimoni sentiti da Al Jazeera dicono che indicare con certezza il numero delle vittime è impossibile perché i cecchini impediscono di soccorrere i feriti. Secondo alcuni attivisti i morti sarebbero già venti. Deera si trova nella parte meridionale della Siria ed è stata la città da cui le proteste hanno avuto inizio circa un mese fa.

Alcuni cadaveri sono stati visti su una strada principale di Deera, vicino alla moschea Omari. Otto carri armati e due veicoli corazzati sarebbero stati schierati nel centro storico della città. Cecchini sui tetti degli edifici del governo e forze di sicurezza in tenuta anti-sommossa hanno sparato verso le case quando i carri hanno cominciato ad avanzare, appena dopo la preghiera dell’alba. «La gente sta cercando rifugio nelle case» ha raccontato un testimone «Ho potuto vedere due corpi vicino alla moschea e nessuno era in grado di andare lì e portarli via».

Anche da Nicosia le ultime notizie parlano dell’arrivo di carri armati dell’esercito e centinaia di membri dei servizi di sicurezza siriani. I testimoni dicono che i soldati sparano in tutte le direzioni proteggendosi dietro i mezzi. Nel frattempo il numero delle persone uccise ieri a Jabla, nel nord-ovest del paese, è salito a tredici. La protesta contro il regime siriano va avanti dal 18 marzo e si è notevolmente intensificata nel corso dell’ultima settimana. Bashar al Assad è salito al potere nel 2000 alla morte del padre Hafiz al-Assad, che a sua volta era stato presidente della Siria per trent’anni. L’immagine di nuovo giovane leader mediorientale che si era costruito nei suoi primi anni di governo aveva lasciato sperare in una progressiva apertura del violento regime di polizia siriano, ma la durissima repressione delle proteste delle ultime settimane ha ormai spazzato il campo da qualsiasi residua aspettativa.