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  • Venerdì 15 aprile 2011

Venerdì di protesta

Guida per punti alle manifestazioni di oggi in Siria, Iraq, Arabia Saudita, Egitto e Yemen

Anche oggi, come ormai da molti venerdì a questa parte, il Medio Oriente e il Nord Africa sono scossi da molte manifestazioni di protesta. Sono molto diverse tra loro: alcune sono filogovernative, altre sono antigovernative, alcune accadono in paesi come l’Egitto che hanno già visto il rovesciamento dei regimi, altre sono slegate da quello che è accaduto in questi mesi nell’area.

Siria
Circa 1500 persone si sono radunate nella città di Baniyas per protestare contro il governo, nonostante la massiccia presenza di soldati. L’associazione Human Rights Watch ha rilasciato oggi un rapporto che sostiene che centinaia di manifestanti sono stati arrestati in Siria nell’ultimo mese, dopo le intense proteste a favore della democrazia. Attivisti, giornalisti e scrittori che hanno sostenuto le manifestazioni sarebbero stati picchiati e torturati dalle forze di sicurezza e dai servizi segreti. I detenuti politici erano migliaia in Siria e dopo l’inizio delle proteste il loro numero è aumentato, con l’arresto e la detenzione anche di ragazzi dodicenni.

Iraq
Centinaia di persone sono dirette verso piazza Tahrir, a Baghdad, per una manifestazione indetta dalla “gioventù della rivoluzione irachena” nonostante il divieto sulle manifestazioni imposto dal governo. I partecipanti alla protesta chiedono le dimissioni del primo ministro Nouri Maliki e la liberazione di alcune persone arrestate nei giorni scorsi. Molte persone hanno bruciato per protesta i loro documenti d’identità. Le forze della polizia e dell’esercito sono schierate attorno alla piazza ma fino a questo momento non sono intervenute per disperdere la folla.

Arabia Saudita
Centinaia di sciiti stanno protestando chiedendo il rilascio dei prigionieri politici e la fine delle violazioni dei diritti umani da parte del regime. La manifestazione principale si sta svolgendo nel centro di Qatif, nella parte nordorientale del paese. «Ci sono circa cinquecento persone», ha detto un testimone intervistato da Reuters, e «chiedono la liberazione dei prigionieri e il riconoscimento dei loro diritti». Un altro manifestante ha detto che una cinquantina di donne stanno protestando nel vicino villaggio di Awwamiya. L’Arabia Saudita è il maggior esportatore mondiale di petrolio e un alleato chiave degli Stati Uniti. Finora non era stata toccata dalle proteste che negli ultimi mesi hanno attraversato gran parte dei paesi arabi, ma era intervenuta con le sue truppe per aiutare la monarchia del Bahrein a fermare le proteste. Il Bahrein è collegato all’Arabia Saudita da una superstrada sul mare e Riyadh teme il contagio nella propria provincia nordorientale, dove si concentra il 10% della produzione mondiale di greggio e vive perseguitata una minoranza sciita, che sarebbe rinvigorita da una vittoria dell’opposizione nel vicino arcipelago.

Egitto
Il corrispondente di Al Jazeera dal Cairo, Adam Makary, riporta che è stata indetta una manifestazione pro-militari per le 14,30 in un quartiere della Capitale. Nei giorni scorsi molti manifestanti si erano di nuovo radunati in piazza Tahrir per protestare contro il governo provvisorio guidato dai militari: la principale richiesta è quella di processare l’ex presidente Hosni Mubarak e la sua famiglia, ma i manifestanti chiedono anche il rispetto dei diritti umani e la liberazione degli attivisti fermati nei giorni scorsi.

Yemen
Continuano le proteste riprese la settimana scorsa in seguito alla proposta del Consiglio di cooperazione dei paesi del Golfo di un passaggio dei potere dal presidente Saleh al vicepresidente. L’opposizione ha rifiutato la proposta dicendo che il vicepresidente è un fantoccio nelle mani di Saleh e i manifestanti hanno ricominciato a protestare nella capitale Sana’a e nella altre principali città del paese. Mercoledì scorso a Sana’a cinque persone sono morte durante gli scontri tra l’esercito e le forze antigovernative. Un funzionario del governo yemenita ha detto che due di questi erano fedeli del generale Ali Mohsen Saleh, che aveva disertato il mese scorso dopo l’uccisione di oltre cinquanta manifestanti, mentre gli altri tre erano soldati del regime. Sempre mercoledì ad Aden sono morti due manifestanti durante gli scontri con la polizia. Il ministro della Giustizia ha minacciato di dimettersi se il governo resterà in carica.

foto: AP Photo/Hani Mohammed