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  • Lunedì 4 aprile 2011

Ruud Gullit in Cecenia

L'ex campione è finito ad allenare il Terek Grozny, squadra cecena di proprietà del presidente Kadyrov

Dutch soccer coach Ruud Gullit, right, shows a shirt reading Gullit in Cyrillic, as he meets with Chechen leader Ramzan Kadyrov, left, in Chechnya's provincial capital, Grozny, Russia, Wednesday, Feb. 9, 2011. Gullit is to take over as coach of Russian league club Terek Grozny. but has has been criticized at home for his his decision to accept an 18-month contract to coach the club despite the human rights record of Kadyrov, who is also president of the club. (AP Photo/Musa Sadulayev)
Dutch soccer coach Ruud Gullit, right, shows a shirt reading Gullit in Cyrillic, as he meets with Chechen leader Ramzan Kadyrov, left, in Chechnya's provincial capital, Grozny, Russia, Wednesday, Feb. 9, 2011. Gullit is to take over as coach of Russian league club Terek Grozny. but has has been criticized at home for his his decision to accept an 18-month contract to coach the club despite the human rights record of Kadyrov, who is also president of the club. (AP Photo/Musa Sadulayev)

Ruud Gullit ha 45 anni, è olandese, fa l’allenatore di calcio ma deve la sua fama soprattutto a quanto fatto da calciatore. Nel Milan tra il 1987 e il 1994, fu protagonista delle prime vittorie della presidenza Berlusconi e si impose come uno dei migliori centrocampisti del mondo, capace di giocare indifferentemente da regista, da trequartista e da attaccante. Conclusa la carriera da calciatore, Gullit ha cominciato ad allenare – prima al Chelsea, poi Newcastle, Feyenoord e Los Angeles Galaxy – ma con risultati non all’altezza del suo passato da calciatore. Oggi Ruud Gullit allena il Terek Grozny, una squadra russa. O meglio: una squadra cecena. Per essere più precisi ancora: la squadra di proprietà di Ramzan Kadyrov, presidente della Cecenia più che controverso, da tempo accusato di complicità in ogni genere di repressione e violazione dei diritti umani.

Ne scrive lo Spiegel di questa settimana, che racconta “dov’è andato a finire Ruud Gullit”: è andato a finire agli ordini di Ramzan Kadyrov, che Anna Politkovskaya aveva descritto come “uomo di guerra e di terrore”. Questo nonostante Gullit, durante la sua carriera da calciatore, avesse usato la sua notorietà e il suo carisma per cause umanitarie: nel 1987 dedicò a Nelson Mandela, allora in prigione, il premio per il miglior calciatore europeo, che aveva ricevuto. In un’altra occasione, spiegando il suo sostegno alla Fondazione Anna Frank, aveva detto: “Quando sei qualcuno, devi parlare. Così la gente ascolta”.

Oggi Gullit vive in un albergo insieme al resto della squadra, circondato da ritratti di Ramzan Kadyrov e di suo padre Akhmad Kadyrov, l’ex ribelle ceceno che nel 1999 passò dalla parte della Russia e divenne poi il primo presidente della Cecenia. Gullit, interpellato dal giornalista dello Spiegel, avverte che non ha intenzione di rispondere a domande che non siano sul calcio e dice, scocciato: «Kadyrov potrà pure essere il presidente della squadra, ma non interviene: il club è guidato da altri». Gullit dice di voler portare un po’ di gioia ai ceceni, reduci da due guerre: «Quello che faccio qui, a parte guadagnare dei bei soldi, è qualcosa di onorevole». Il suo stipendio oscilla tra il milione di euro e i 2,5 milioni all’anno, secondo i risultati che ottiene: la cifra gli è tassata solo per il 13 per cento. In cambio, la società chiede a Gullit di portare il Terek Grozny tra le migliori squadre europee.

Della sua ultima esperienza da allenatore, a Los Angeles, Gullit aveva detto: «Lavorare in un paese in cui a nessuno importa del calcio è un incubo». E quindi quasi si trova meglio a Grozny, la capitale della Cecenia, povera, pericolosa e piena di ritratti dei due Kadyrov in un modo che nemmeno come Pyongyang con Kim Jong-Il, dice il giornalista dello Spiegel. I tifosi della sua squadra si vestono completamente di nero: l’unico modo per riconoscerli dalle guardie del corpo di Kadyrov è il fatto che sono disarmati. “Quando la squadra gioca in casa, la curva dei tifosi sembra il funerale di un gangster”.

Nei suoi discorsi pubblici, è raro che Kadyrov faccia riferimento ai problemi della Cecenia. Per lui, la Cecenia è “uno dei posti più sicuri al mondo”. Le accuse di torture e repressioni violente non lo sfiorano, anche se quando vuole lodare governi forti e autorevoli gli unici che cita sono quelli della Cina e dell’Arabia Saudita. Il suo obiettivo è far arrivare il Terek Grozny in Champions League e fare dei successi della sua squadra un esempio della sua abilità di leader. Costruire una squadra competitiva – “la migliore in Russia e in Europa”, chiede addirittura Kadyrov – non sarà facile: i giocatori migliori finora sono sembrati piuttosto restii a trasferirsi in Cecenia.


Le ragioni sono le stesse per cui nemmeno la moglie di Gullit ha voluto seguirlo in Cecenia: il paese non è affatto uno dei più sicuri al mondo. Kadyrov va in giro scortato da una trentina di limousine nere blindate. Lo scorso agosto un commando di ribelli tentò di assaltare il suo quartier generale. A ottobre alcuni kamikaze si fecero esplodere davanti al Parlamento, uccidendo tre persone. Cinque settimane fa, sempre a Grozny, due uomini che volevano farsi esplodere sono stati uccisi dalla polizia – anzi, come dice il rapporto degli agenti, sono stati “distrutti”. Gullit dice di essere tranquillo, dice che le cose non sono tragiche come le racconta la CNN. Ma il punto è che in Cecenia la stampa libera quasi non esiste, tutto è nelle mani di uno solo.

Kadyrov usa molto il calcio per sdoganare la Cecenia e se stesso. Lo scorso marzo ha organizzato una surreale partita di calcio di beneficenza tra Terek Grozny e “resto del mondo”, allo scopo di raccogliere fondi per le alluvioni di Rio de Janeiro ma soprattutto di attrarre attenzione e campioni: parteciparono ex giocatori del calibro di Cafu, Romario, Bebeto, Mattheus. E scese in campo lo stesso presidente Kadyrov, che sbagliò due rigori e riuscì a segnare solo al terzo tentativo. La vittoria più rilevante della storia del Terek risale al 2004, quando vinse la coppa di Russia in seguito a una finale che molti considerano truccata per ragioni politiche. I rapporti tra la politica e il calcio, già da anni molto saldi, non sono mai stati stretti come adesso. Kadyrov dice di voler trasformare il Terek nel “Chelsea dell’est”. I risultati stentano ad arrivare, per adesso. L’anno scorso il Terek ha chiuso la stagione nei piani bassi della classifica. Quest’anno dopo due partite la squadra è ultima con zero punti, tre gol subiti e nessuno segnato. Gullit dice che ci sono ancora cose da sistemare. Kadyrov è d’accordo. Un mese fa, prima dell’inizio della stagione in Russia, aveva scritto in un promemoria al ministro per la Forma fisica: “Ci servono un altro buon difensore e un attaccante, vedi cosa trovi in giro”.