Il migliore golfista del mondo

Ritratto del tedesco Martin Kaymer, il più giovane a raggiungere la vetta della classifica mondiale

Martin Kaymer è tedesco, ha 26 anni ed è un giocatore di golf. Non è un giocatore qualsiasi: occupa il primo posto nell’Official World Golf Rankings, la classifica mondiale che valuta i golfisti professionisti. Oggi su Repubblica lo racconta Mattia Chiusano.

Se parli tedesco, e vinci tanto, quasi meccanicamente, va sempre a finire così. Germanator, lo chiamano, come lo sciatore Maier era Herminator (e a Schumacher un tempo bastava essere Schumi per evocare il suo potere). C’è sempre un soprannome alla Schwarzy in agguato, questione di idioma, di muscoli, o in questo caso di lucidità e classe applicata al gesto sportivo. Numero uno del mondo, Martin Kaymer, al posto di Tiger Woods, degli americani e australiani, leader dell’ondata europea che sta prendendo possesso del golf. Più giovane a riuscirci, coi suoi 26 anni, dopo il decaduto Tiger. Già vincitore di un torneo major (il Pga Championship) quando solo tre stagioni fa bazzicava i circuiti minori. Proprio un Germanator, “ma no, non chiamatemi così. Non mi piace, è come se si parlasse di un robot, e io non sono un robot”. Rivali celebri come il sudafricano Ernie Els hanno parlato del suo temperamento di ghiaccio (“Ice cold”). Ma Martin non ci sta, replicando al complimento a doppio taglio con una battuta: “Beh, forse… ma il motivo per cui sembro di ghiaccio è che ho guardato moltissimo giocare Ernie Els…”.

Magnolie e buche trappola, cieli azzurri e verde rigoglioso. È la settimana del Masters, il primo major della stagione nel superesclusivo Augusta National che sa di storia su ogni aiuola, su ogni mucchietto di sabbia del bunker. Kaymer s’è astenuto dall’ultimo grande torneo, lo Shell Houston Open. Deve preparare il Masters, che lo ha respinto nelle sue prime tre apparizioni. Vuole la perfezione, ne ha diritto con quel tipo di approccio al successo. Rapido, precoce, spietato. La scorsa estate, il primo torneo da Grand Slam. Da quel momento, il diluvio. “Ho vinto il Pga, il Klm Open, l’Alfred Dunhill, la Ryder Cup, la Race to Dubai e sono diventato n.1. Ma è difficile per me scegliere un momento in particolare, tra i tanti vissuti. Se dovessi proprio decidere, penserei ad un pranzo a Scottsdale, a febbraio, con mio padre, mio fratello ed uno dei miei migliori amici, tutti venuti in Arizona. Senza di loro non sarei qui, non finirò mai di ringraziarli”.

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