L’uomo che ha salvato il Bologna

Ritratto di Giovanni Consorte, "finanziere della sinistra", dal casino Unipol alla squadra di calcio

Giovanni Consorte è un manager italiano, noto soprattutto per essere stato l’amministratore delegato di Unipol durante la vicenda cosiddetta “Bancopoli“. Alla fine dell’anno scorso ha costituito una cordata di imprenditori che ha salvato la squadra di calcio del Bologna dal fallimento. Quattro mesi dopo il Bologna è in buona salute, sia economicamente che soprattutto sportivamente, e Teodoro Chiarelli sulla Stampa fa un ritratto di Consorte che riassume anche molto di quanto accaduto negli ultimi sei anni.

Dopo abbiamo una banca, ora abbiamo una squadra? Giovanni Consorte non si scompone di fronte alla battuta, un po’ scontata, sparata a bruciapelo appena varcata la soglia dell’elegante ufficio alle spalle di piazza Maggiore, vista mozzafiato sui tetti di Bologna. «I primi a farmi questa battuta sono stati Fini e Casini in occasione della costituzione del fan club del Bologna a Montecitorio. Sì, avevamo una banca e poi è andata come è andata. Ora abbiamo una squadra di calcio. E, aggiungo: finalmente». Signori, riecco Consorte ingegner Giovanni, discesa all’inferno e ritorno. Il finanziere della sinistra, padre padrone delle assicurazioni rosse, quella Unipol che voleva volare alto, farsi una banca (Bnl) e diventare un gruppo di livello europeo, ma è rimasta fulminata fra i furbetti del quartierino (Ricucci e compagnia), banchieri trafficoni (Fiorani), governatori di parte (Fazio) e poteri forti che tanto forti, poi, non sono stati mai. Sei anni, un patteggiamento, 14 proscioglimenti, qualche processo ancora pendente e un tumore (sconfitto) dopo, questo chietino sessantatreenne è nuovamente omaggiato, cercato e riverito dalla sua città d’adozione, la stessa che gli aveva voltato le spalle. La Bologna schizzata da Francesco Guccini, «vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano e il culo sui colli », la Bologna «arrogante e papale», «la rossa e fetale», «la grassa e l’umana, già un poco Romagna e in odor di Toscana», è ancora una volta ai piedi dell’ex amministratore delegato di Unipol, santificato per aver salvato il Bologna dal fallimento. «Veramente con la cosiddetta base del mio vecchio partito i rapporti sono stati sempre buoni – allarga le braccia Consorte – Nessuno che mi abbia insultato per strada o che si sia girato dall’altra parte. La gente sa che non si può mettere in croce uno perché ha fatto delle consulenze a Gnutti regolarmente fatturate, tanto è vero che mi hanno ridato indietro tutti i 25 milioni di euro che avevano sequestrato». Già, un conto è la base, un conto sono i vertici. E poi resta l’imbarazzo per quel «allora abbiamo una banca» dell’allora segretario Ds Piero Fassino nella famosa telefonata intercettata a Consorte e finita sulle pagine del berlusconiano «il Giornale».

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