Chi ha ucciso Valerio Verbano

Carlo Bonini descrive gli sviluppi della nuova inchiesta sul giovane militante di sinistra ucciso nel 1980

Il 22 febbraio del 1980 a Roma viene ucciso Valerio Verbano, un diciannovenne militante della sinistra extraparlamentare. Tre persone armate e col volto coperto si fanno aprire la porta di casa, aspettano il suo ritorno da scuola e quando Verbano arriva lo aggrediscono e infine gli sparano alla schiena. Seguono giorni di rivendicazioni multiple e depistaggi, e si discute di un “dossier NAR” in cui lo stesso Verbano avrebbe raccolto molte importanti informazioni sull’estremismo di destra a Roma. I processi si concludono con l’assoluzione di tutti gli imputati. Nel febbraio del 2010 la procura di Roma ha riaperto le indagini, oggi su Repubblica Carlo Bonini racconta degli sviluppi dell’inchiesta e dei nuovi indiziati.

L’omicidio di Valerio Verbano è un caso che si riapre. E la fuga di almeno due dei suoi tre carnefici, forse sta per finire. Consegnando innanzitutto a chi è stata condannata a sopravvivere a quel lutto – Carla Zappelli, 87 anni, la madre di Verbano, suo unico figlio – una “verità” in grado di chiudere una delle più simboliche, disumane e insolute pagine di sangue della storia della violenza politica del nostro Paese. A trentuno anni esatti dall’esecuzione del diciannovenne militante della sinistra extraparlamentare (22 febbraio 1980) e dal buio che da allora ne ha avvolto le responsabilità, prende corpo una nuova indagine della procura di Roma (procuratore aggiunto Pietro Saviotti, pm Erminio Amelio) e del Ros dei carabinieri che, dopo ventiquattro mesi di lavoro, colloca al centro della scena del crimine almeno due nuovi indiziati.

Per quel che al momento è possibile ricostruire, due uomini oggi sulla cinquantina, la stessa età che avrebbe avuto la loro vittima se non la avessero giustiziata con un colpo di 38 special alla schiena. Il primo, riparato da tempo all’estero. L’altro, insospettabile professionista con una vita in Italia. Entrambi, già militanti della destra romana, sconosciuti alle cronache del tempo e – almeno a stare all’ipotesi investigativa – costituiti in un gruppo di fuoco deciso, nel febbraio di quel maledetto 1980, ad accreditarsi, con un cadavere di forte valore simbolico come quello di Valerio Verbano, agli occhi dei neofascisti Nuclei armati rivoluzionari di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro.

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