La polizia in supplenza

Il capo della polizia Manganelli intervistato dall'Unità sulle violenze di martedì a Roma

Claudia Fusani dell’Unità ha intervistato il capo della polizia Antonio Manganelli sulle violenze di martedì a Roma: è una versione “importante” dei fatti e della situazione, in cui Manganelli sembra trattenere alcune cose forti che pensa, ma lasciandole intravedere.

Tensioni sociali «in forte crescita in tutto il paese» provocate da una grave crisi economica e «dall`instabilità anche del quadro politico»: tutto questo «costringe la forze dell`ordine ad un`attività di supplenza sempre più complessa e delicata». Un «superlavoro» richiesto a chi, tra l`altro, vede stipendi sempre più ridotti. Il Capo della Polizia Antonio Manganelli cerca di ragionare, il giorno dopo il martedì nero di Roma messa a ferro e fuoco, sulla situazione generale.
Un`analisi che parte dalla manifestazione degli studenti. Ma poi comprende Terzigno con le cariche per i rifiuti e Brescia con quelle sotto le gru dove si erano rifugiati gli extracomunitari senza permesso di soggiorno.
Il giorno dopo al Viminale si mettono insieme i fotogrammi di una giornata durissima ancora da decifrare.
Il bilancio del 14 dicembre romano è pesante, le foto delle devastazioni e del finanziere con l`arma in pugno hanno fatto il giro del mondo.
Roma come Mosca, Madrid, Atene.
Il bollettino della Digos della questura di Roma è abbastanza eloquente:
23 persone arrestate, 5 denunciate, 124 feriti tra le forze dell`ordine.
È andata male ma poteva andare sicuramente peggio. Manganelli elogia il questore Francesco Tagliente e il prefetto Giuseppe Pecoraro, il vertice della gestione dell`ordine pubblico, e tutto il personale in servizio «capace ar sostenere una situazione estrema con grande sangue freddo».
Che martedì sarebbe stata «una giornata ad altissimo rischio» lo dicevano i report delle Digos delle varie città e lo confermavano le segnalazioni di intelligence. Il mandato del Viminale era chiaro: garantire il diritto di manifestare e tutelare i luoghi istituzionali delle democrazia. I tentativi di assalto a Montecitorio, promessi e trascritti sui manifesti, non sarebbero stati tollerati. E così è stato. Lontano da quei luoghi, da palazzo Chigi, da Montecitorio, da palazzo Madama, al di là di una cintura di mezzi blindati posizionati lungo il perimetro ampio di una gigantesca zona rossa, è successo di tutto.

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