I registri comunali sul fine vita bocciati dal governo

I ministri Maroni, Sacconi e Fazio mandano una circolare e dichiarano illegittime le raccolte dei testamenti biologici

Per i ministri dell’Interno, del Welfare e della Salute, i registri comunali per la raccolta dei testamenti biologici non sono legali. Dopo averli criticati duramente nel corso delle ultime settimane, i ministri Roberto Maroni, Maurizio Sacconi e Ferruccio Fazio hanno deciso di passare ai fatti, firmando una circolare che dichiara privi di valore legale i registri creati da numerosi comuni italiani per consentire ai loro cittadini di esprimersi sulla delicata questione del fine vita. Il provvedimento del governo riapre il tema sul testamento biologico a pochi giorni di distanza dal toccante monologo di Roberto Saviano sulla storia di Piergiorgio e Mina Welby.

La circolare, ripresa oggi dai principali quotidiani, è chiara e netta:

Non si rinvengono elementi idonei a ritenere legittime queste iniziative. Si potrebbe anzi ipotizzare, nel caso in cui si tenda attuarle, un uso distorto di risorse umane e finanziarie con eventuali, possibili responsabilità da parte di chi se ne è reso promotore. […] In base alla Costituzione spetta allo Stato e non ai comuni la materia del fine vita e quindi ogni iniziativa dei comuni in questo senso è priva di valore legale.

Il provvedimento firmato dai tre ministri interessa una settantina di comuni italiani che, in assenza di una legge nazionale sul fine vita, hanno deciso di attivare sportelli e registri per consentire ai loro cittadini di esprimere la loro volontà sul fine vita. Stando alle ultime rilevazioni dell’Associazione Luca Coscioni, che da tempo raccoglie firme e si batte per una legge sul testamento biologico in linea con quelle adottate da numerosi stati europei, la circolare colpisce alcuni grandi comuni come Torino, Genova e Firenze e molte altre città principalmente tra Toscana ed Emilia Romagna.

Sergio Chiamparino, il sindaco di Torino, ha ipotizzato la strada del ricorso al Tar per superare i nuovi ostacoli posti dalla circolare e ha confermato di voler proseguire lungo la strada dell’istituzione del registro per il fine vita nel capoluogo piemontese. Il responsabile dell’undicesimo Municipio di Roma, quello in cui abitava Piergiorgio Welby affetto da una grave forma di distrofia muscolare, ha annunciato ricorso.

Maroni, Sacconi e Fazio hanno emesso la circolare in seguito alla richiesta di alcuni sindaci, che avevano richiesto al governo un parere sulla legittimità dei registri comunali per il fine vita. La domanda era stata inviata per cercare di superare la mancanza di regole chiare e di una legge sul testamento biologico, ferma da tempo alla Camera dei deputati. Nei comuni che hanno deciso di istituire un registro, i cittadino possono depositare una dichiarazione anticipata nella quale esprimono le loro volontà sul trattamento di fine vita nel caso in cui si trovino nelle condizioni di non poterle esprimere a causa di gravi patologie.

I registri non sostituiscono le iniziative legislative sul fine vita, né cercano di eluderle. Le dichiarazioni depositate presso i registri possono però essere utilizzate per ricostruire la volontà dei pazienti, evitando ambiguità e dolorose battaglie legali come avvenne nel caso di Eluana Englaro, la ragazza vissuta in stato vegetativo per 17 anni in seguito a un incidente stradale, lo scorso anno.

Attraverso la propria Fondazione, Umberto Veronesi si batte da tempo per la promozione di una maggiore consapevolezza sul tema del testamento biologico e per l’adozione di regole chiare per la gestione del fine vita. Sul sito web della Fondazione è disponibile anche un modulo da compilare per esprimere le proprie “direttive anticipate” nel caso in cui non fosse più possibile esprimere le proprie volontà. La dichiarazione deve essere scritta a mano in due copie, una per il firmatario e una per un fiduciario (un amico, un parente, un conoscente) che avrà il compito di verificare l’effettiva osservazione delle volontà espresse sul fine vita. Una terza copia può essere depositata presso un legale di fiducia o un notaio. La dichiarazione non si appoggia su una legge italiana, che ancora non esiste, ma ha comunque un valore importante perché consente di ricostruire le volontà del paziente nel caso di iniziative legali.

foto di brykmantra