«Non è possibile che persone non identificate possano entrare nelle sue residenze»

Massimo D'Alema spiega al Corriere perché il Copasir deve sentire il presidente del consiglio

Mercoledì scorso Massimo D’Alema, in qualità di presidente del Copasir, ha convocato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi per discutere “della sua sicurezza”. Il Copasir è una commissione parlamentare bicamerale che ha funzioni di controllo dei servizi segreti: tra le altre cose, può procedere all’audizione di chiunque sia a qualsiasi titolo ritenuto titolare di informazioni e di competenze di interesse.

Il Post aveva raccontato qui della convocazione di Berlusconi, alla quale sono seguite le proteste di alcuni esponenti del PdL, che hanno accusato D’Alema di voler approfittare politicamente delle vicende legate a Karima El Marough, cioè Ruby, e il via vai di ragazze nelle residenze del premier. Oggi Massimo D’Alema risponde a quelle critiche con una lettera al Corriere della Sera.

Caro direttore, sono rimasto colpito dalle reazioni esagitate e scomposte che hanno accolto l’orientamento emerso nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica di invitare il presidente del Consiglio per un’audizione dedicata, fra l’altro, ai problemi della sua sicurezza personale. Vorrei ricordare che l’articolo 31, comma 1, della legge n. 124 prevede che il Comitato proceda al periodico svolgimento di audizioni del presidente del Consiglio in quanto responsabile della sicurezza nazionale. Per ben tre volte il presidente Francesco Rutelli, mio predecessore, ha invitato, invano, il presidente del Consiglio per un’audizione. Tale necessità è stata menzionata nelle due relazioni che sono pubbliche, che il Copasir ha presentato al Parlamento a firma dei due presidenti che si sono succeduti, e con l’approvazione di tutti i componenti del Comitato. D’altro canto, tutti i presidenti del Consiglio che nel corso del tempo sono stati invitati dal Comitato per i Servizi segreti, hanno sempre accettato, con l’eccezione dell’onorevole Berlusconi. Tale obbligo di presentarsi di fronte al Copasir diventa oggi più stringente anche in relazione agli interrogativi in merito alla sicurezza del presidente del Consiglio. Il Copasir si è già occupato di questi problemi in occasione dell’aggressione dell’onorevole Berlusconi e, ancor prima, in relazione alle notizie relative alla vigilanza di Villa Certosa e di Palazzo Grazioli. È, infatti, evidente che non è possibile che persone non identificate possano entrare nelle residenze del presidente del Consiglio, vigilate per legge da funzionari pubblici.

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