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  • Martedì 28 settembre 2010

Medvedev licenzia il sindaco di Mosca

Il presidente russo ha destituito dal suo incarico il sindaco di Mosca Yury Luzhov

Il Presidente russo Dmitrij Medvedev ha destituito dal suo incarico il sindaco di Mosca, Yury Luzhkov. Lo scontro tra il Cremlino e il potentissimo sindaco della capitale era arrivato all’apice ieri quando Luzhkov, 74 anni, aveva detto di non avere nessuna intenzione di dimettersi.

Medvedev ha dato l’annuncio durante una visita in Cina: «il sindaco di Mosca ha perso la fiducia del presidente della Federazione russa», ha detto motivando la sua decisione. La costituzione russa consente al presidente di destituire il sindaco della capitale e i governatori regionali in qualsiasi momento, se viene a mancare la sua fiducia. Il vicesindaco Vladimir Resin è stato nominato da Medvedev nuovo sindaco di Mosca.

Nelle ultime settimane la televisione di stato russa aveva lanciato una vera e propria campagna denigratoria contro Luzhkov, come non capitava dai tempi dell’Unione Sovietica. Un programma televisivo si era interrogato sull’origine dell’esorbitante ricchezza della moglie del sindaco e si chiedeva come mai Luzhov fosse rimasto in vacanza quando quest’estate Mosca era minacciata dagli incendi che stavano esplodendo in tutto il paese. Un altro programma accusava Luzhkov di avere distrutto il centro storico di Mosca e di non essere minimamente riuscito a limitare il traffico terrificante che spesso paralizza la città. Luzhkov aveva denunciato «l’aggressione di calunnie coordinate dall’alto».

Il vero motivo dell’attacco era rimuovere Luzhov una volta per tutte dal potere. Un potere che esercitava indisturbato ormai da diciotto anni e che era diventato di proporzioni talmente ingombranti da essere entrato da tempo in diretto conflitto con il Cremlino. Di recente lo scontro era sceso sul terreno concreto di un progetto di autostrada sospeso dal Cremlino. Medvedev sperava di riuscire a costringere Luzhkov a farsi da parte da solo, per non rischiare di alienarsi i voti della sua enorme rete di alleati, di cui ha assoluto bisogno soprattutto in vista delle prossime elezioni. Ma il supersindaco ha voluto sfidare apertamente il presidente, dicendo che non si sarebbe mai dimesso e annunciando un’azione legale contro i giornalisti che avevano condotto le inchieste televisive.