Il prossimo 8 ottobre, sarà un venerdì, alle 11 del mattino la fondazione del Premio Nobel annuncerà il vincitore del 2010 del famoso riconoscimento per la pace. Quest’anno i membri del Comitato organizzatore hanno dovuto analizzare 237 differenti candidature, il numero più alto nella storia del premio per la pace. Oltre ai singoli candidati, sono state inviate 38 proposte per organizzazioni umanitarie e non governative. Intorno alle candidature c’è come da tradizione il massimo riserbo e le regole prescrivono che si debbano attendere 50 anni per conoscere l’elenco delle persone e delle organizzazioni candidate.
Nonostante l’organizzazione del Premio Nobel non abbia quindi fornito alcuna indicazione sui possibili candidati, nelle ultime settimane hanno iniziato a circolare diversi nomi di potenziali vincitori o di candidati entrati nella selezione. Alcuni di questi nomi si fanno già da anni, mentre altri si sono aggiunti di recente e potrebbero avere chance concrete di ottenere il Nobel per la pace.
InternetÈ una delle poche candidature certe. È sostenuta dall’edizione italiana del mensile Wired che vede la Rete come «un intreccio infinito di persone». Secondo i promotori, Internet consente a donne e uomini in ogni luogo di mettersi in contatto tra loro grazie a un mezzo semplice e accessibile per la comunicazione e lo scambio di conoscenza. Riccardo Luna, il direttore di Wired Italia, si è impegnato in una campagna che dura da quasi un anno e ha raccolto intorno all’iniziativa numerosi partner e alcuni illustri promotori dell’iniziativa come il Nobel per la Pace Shirin Ebadi, il professori Umberto Veronesi, il guru del MIT Nicholas Negroponte e la blogger cubana Yoani Sanchez (a sua volta potenziale premiata).
Un Nobel per la pace a un sistema di comunicazione sarebbe una novità, ma del resto in passato il riconoscimento non è stato assegnato solamente a persone ma anche a organizzazioni come la Croce Rossa, l’UNICEF e Medici Senza Frontiere. Secondo i sostenitori della candidatura, premiando Internet si riconoscerebbe definitivamente l’importanza del mezzo per costruire la pace e si ribadirebbe la necessità di mantenere la Rete libera, un bene di tutti. Per i detrattori – numerosi anche tra i cultori della Rete – premiare un mezzo che può avere anche usi deteriori e non qualcuno che lo ha utilizzato per scopi di pace non ha invece alcun senso.
Yoani SánchezDi un possibile Nobel per la pace per la blogger cubana si parla da tempo, e l’ipotesi del riconoscimento era già stata ventilata lo scorso anno, prima dell’assegnazione del premio a Barack Obama. Nata il 4 settembre del 1975, Yoani Maria Sánchez Cordero ha studiato a Cuba: nel 2002, terminata l’università decise di lasciare Cuba e di stabilirsi in Svizzera dove iniziò a interessarsi di informatica. Due anni dopo, decise di tornare a Cuba e partecipò alla creazione di Desde Cuba, un sito web di informazione sul quale teneva anche un blog. Il weblog Generación Y partì nel 2007 e, a partire dal 2008, Sánchez decise di firmare i propri articoli e i rapporti con il regime dell’isola peggiorarono rapidamente.
Oggi, Yoani Sánchez è una delle fonti più ascoltate per comprendere le effettive condizioni di vita a Cuba e le politiche adottate dal regime castrista. Scrivere, ha raccontato in più occasioni, è l’unico modo per combattere le frustrazioni causate dalla situazione cubana e per sentirsi utile. Stando alle ricostruzioni di Sánchez, nel 2008 le autorità cubane avrebbero bloccato l’accesso a Generacion Y agli utenti della rete che abitano sull’isola. Il sito web tornò visibile anche a Cuba un anno dopo circa, ma non è ancora del tutto chiaro se fosse stato bloccato o vi fossero problemi tecnici legati allo stesso spazio online. Nel novembre del 2009 alcuni uomini del regime avrebbero cercato di imprigionare la blogger mentre si recava a una manifestazione. L’episodio è stato raccontato su Generacion Y, ma la propaganda governativa ha cercato di smontare il caso, accusando Sánchez di aver mentito. Intanto il blog è diventato seguitissimo in tutto il mondo e la battaglia di Sanchez celebrata da campagne, battaglie politiche e copertine di riviste.
La consegna del premio Nobel per la pace alla blogger cubana potrebbe portare maggiore attenzione sul rispetto dei diritti umani nel paese, così come potrebbe dimostrare ancora una volta l’importanza della Rete per la condivisione di notizie e informazioni al di fuori dei canali tradizionali di comunicazione. Non a caso, Sanchez è una sostenitrice del conferimento del Nobel a Internet. Secondo i detrattori, invece, dare il riconoscimento alla Sánchez potrebbe essere una scelta azzardata. La blogger è stata accusata in diverse occasioni di ingigantire i propri racconti per fare maggiormente scalpore. Ma questa accusa proviene principalmente dagli ambienti vicini al regime cubano e non è mai stata verificata credibilmente.
EmergencyÈ l’organizzazione non governativa fondata nel 1994 dal medico italiano Gino Strada in collaborazione con la moglie Teresa Sarti e Carlo Garbagnati. Dalla data della fondazione a oggi, l’ONG è intervenuta in 13 paesi, creando cliniche e ospedali per soccorrere le popolazioni colpite da guerre e conflitti regionali. Attualmente è presente in paesi come l’Iraq, lo Sri Lanka, la Cambogia e l’Afghanistan. Emergency utilizza solitamente un modello economico e sanitario isolato dai servizi sanitari delle aree geografiche in cui interviene. Ciò consente all’ONG di mantenersi indipendente e di offrire un’assistenza medica di qualità, ma molto costosa e secondo i detrattori difficilmente sostenibile nel lungo periodo.
Nel 1999 il premio Nobel per la pace fu conferito a Medici Senza Frontiere, un’organizzazione privata internazionale che porta soccorso sanitario e assistenza medica nelle aree del mondo in cui il diritto alla cura non è garantito. Il premio fu affidato all’associazione «come riconoscimento per il lavoro umanitario pionieristico che l’organizzazione ha realizzato in vari continenti». Da tempo si parla di un simile riconoscimento anche per Emergency, ma a differenza di altre ONG umanitarie, l’organizzazione di Gino Strada non si è risparmiata prese di posizione forti in politica estera. Critiche non sono state risparmiate nei confronti degli Stati Uniti per le guerre in Afghanistan e Iraq e per il comportamento stesso dei soldati al fronte. Forti attriti ci sono stati anche con il governo italiano in seguito al rapimento di tre operatori di Emergency in Afghanistan quest’anno.