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  • Domenica 29 agosto 2010

Corea del Sud: il primo ministro designato rinuncia

Un rimpasto di governo aveva portato alla designazione di Kim Tae-ho, che su pressione dell'opposizione ha rinunciato alla carica prima ancora di prenderne possesso

South Korea's new Prime Minister nominee Kim Tae-ho, right, bows to a chairman of hearing lawmaker Kim Kyung-jae, left, before a confirmation hearing in order to examine his qualification at the National Assembly in Seoul, South Korea, Tuesday, Aug. 24, 2010. (AP Photo/ Lee Jin-man)
South Korea's new Prime Minister nominee Kim Tae-ho, right, bows to a chairman of hearing lawmaker Kim Kyung-jae, left, before a confirmation hearing in order to examine his qualification at the National Assembly in Seoul, South Korea, Tuesday, Aug. 24, 2010. (AP Photo/ Lee Jin-man)

Kim Tae-ho, primo ministro designato dal presidente della Corea del Sud Lee Myung-bak, ha rimesso la propria carica su pressione dell’opposizione per il mancato chiarimento del proprio ruolo in uno scandalo finanziario che lo aveva coinvolto. A inizio agosto l’ex-governatore della provincia del Sud Gyeongsang era stato scelto dal capo dello Stato come suo candidato designato al ruolo di primo ministro, nel contesto di un rimpasto di governo seguito alle dimissioni del primo ministro in carica.

In Corea del Sud è il presidente della repubblica a scegliere il proprio primo ministro, nomina che viene poi sottoposta e ratificata dal parlamento. Le modifiche all’organico di governo sono molto comuni, ed è spesso implicato anche il primo ministro. Questi è una sorta di vice presidente che supervisiona le attività dei ministri e può sostituire il presidente quando questi è impossibilitato a svolgere i propri compiti. L’incarico può essere affidato anche a una personalità esterna al parlamento, quindi a un tecnico.

Kim Tae-ho sarebbe andato a sostituire l’ex-primo ministro Chung Un-chan, dimessosi a fine luglio per il fallimento del progetto di trasferire alcuni ministeri fuori dalla capitale. Kim Tae-ho invece è stato accusato di aver accettato una tangente dall’ex-amministratore delegato della società coreana Taekwang, ora in carcere per evasione fiscale. Kim ha negato la condotta poco trasparente addebitatagli dal partito democratico coreano, ora all’opposizione, ma ha scelto di rinunciare al mandato per – nelle sue parole – «non causare problemi all’azione di governo del presidente Lee Myung-bak».