Nucleare, le cinque ragioni di Veronesi

Il senatore del PD interviene nel dibattito sulla sua nomina da parte del governo con una lettera al Corriere della Sera

© Marco Merlini / LaPresse
06-05-2008 Roma
Politica
Senato, elezione dei vicepresidenti del Senato, dei senatori questori e dei senatori segretari
Nella foto Umberto Veronesi
© Marco Merlini / LaPresse 06-05-2008 Roma Politica Senato, elezione dei vicepresidenti del Senato, dei senatori questori e dei senatori segretari Nella foto Umberto Veronesi

C’è un laterale ma rilevante caso politico che riguarda il Partito Democratico e non solo, di cui i giornali si sono occupati negli ultimi giorni. Riguarda l’eventuale nomina del senatore – e celebre oncologo – Umberto Veronesi alla presidenza dell’Agenzia per la Sicurezza del nucleare: nomina proposta dal ministro Stefania Prestigiacomo e che il governo starebbe valutando. Il problema è che al progetto sul nucleare del Governo l’opposizione è contraria, e Veronesi è un parlamentare dell’opposizione, benché con posizioni non ortodosse in particolare sul nucleare stesso, a cui Veronesi è favorevole e l’ha detto in più occasioni. Il segretario del Partito Democratico Bersani ha chiesto quindi a Veronesi di sottrarsi alla collaborazione con questo progetto, mentre altri – come Enrico Letta – si sono detti rassicurati da una sua presenza di controllo.
Stamattina Veronesi interviene nella discussione con una lettera al Corriere della Sera, e definisce il dibattito “confuso su 5 punti fondamentali, che tengo molto a chiarire”.

Primo, la scelta non è ancora fatta: non ho accettato la proposta di nomina a Presidente, ma la sto attentamente valutando. La decisione che ho preso è che, nel caso in cui accettassi, sicuramente mi dimetterei dal Senato. Lo farei non per motivi partitici, ma perché non potrei conciliare attività scientifica, agenzia e lavori in Senato. Dunque al momento continuo la mia attività senatoriale, all’interno della Commissione Istruzione, Ricerca e Cultura, dove si lavora bene intellettualmente e umanamente.

Secondo, ho posto precise condizioni al mio sì: il piano deve essere tecnologicamente avanzato, economicamente sostenibile e professionalmente gestito da figure di alto profilo scientifico e non selezionate in base a logiche di partito. Inoltre il mio ruolo deve garantire ampi margini di libertà di decisione e di azione, e deve essere compatibile con la mia attività clinica, medica e scientifica, che non ho alcuna intenzione di abbandonare.

Terzo, le mie competenze in qualità di Presidente sarebbero di coordinamento degli esperti in materia di nucleare (prevalentemente fisici), con una responsabilità diretta circa la sicurezza per la salute della popolazione. Chi teme la mia mancanza di sapere ed esperienza tecnica sul nucleare va rassicurato: mi occuperò di rischio per la salute e prevenzione, come faccio da sempre, con impegno. Va detto comunque che ho sempre coltivato l’interesse per la fisica (anzi direi che sono un appassionato); non a caso ho ricevuto la Laurea Honoris Causa in Fisica dall’Università di Milano.

Quarto, la motivazione del mio profondo interesse per la proposta è che ritengo che la scelta del nucleare sia un Bene per il Paese, che amo e che vorrei vedere sviluppare in linea con gli standard mondiali più avanzati. La mia posizione ha origini scientifiche «storiche» e non è cambiata nel tempo. Gli Stati Uniti e, proprio ai nostri confini, la Francia e la Svizzera (modello di qualità di vita per noi italiani) hanno da anni investito nel nucleare e continuano a sviluppare strategicamente la loro scelta. Come fonte di energia, il nucleare è al momento la meno tossica per l’uomo: il rischio collegato al suo utilizzo è quello di incidente alle centrali di produzione, ed oggi nel mondo è calcolato vicino allo zero. E’ dunque l’alternativa più valida al petrolio, che è altamente inquinante ed è causa di conflitti sanguinosi, oltre che di episodi disastrosi per l’ambiente e la salute, come abbiamo vissuto di recente con la vicenda americana della Bp.

Quinto ed ultimo punto, la mia eventuale decisione a favore della nomina non cambia il mio pensiero, la mia filosofia e il mio impegno sociale. Sono legato (in alcuni casi anche iniziatore) ai movimenti che sostengono i diritti dei più deboli e dei più poveri, che lottano contro l’ingiustizia sociale, che si impegnano contro gli squilibri economici, l’indigenza e la fame nel mondo, che promuovono la pace e il rispetto dei diritti umani, che agiscono a favore della questione femminile. Questi sono i temi che applicano i valori della Sinistra, a cui ho aderito per tutta la vita, dalla lontana Resistenza, all’incarico come Ministro in un Governo di sinistra, fino al mio recente impegno in Parlamento. Valori che non rinnego e continuerò a trasformare in atti concreti. Per questo, su caloroso invito di Walter Veltroni, nel 2008 ho accettato di candidarmi al Senato e per questo, sono convinto, sono stato eletto a Milano: portare in Parlamento i miei 50 anni di battaglie per la salute, la scienza e la libertà di pensiero e di ricerca. Come ho dichiarato apertamente, non sono mai stato iscritto ad un partito e non mi sono iscritto al Pd. Il mio contributo alla vita dei cittadini e al Paese sono convinto sia, in questo momento, accettare un ruolo di tutela della salute nell’ambito di una scelta nucleare (che strategicamente condivido) comunque già presa dall’attuale Governo.

In sintesi, sul nucleare Veronesi è più vicino alle posizioni della maggioranza che a quelle dell’opposizione, resta un uomo di sinistra ma non è iscritto al Partito Democratico, e la proposta gli interessa: elementi sufficienti a ignorare le richieste di Bersani.

Per questo, se tutte le condizioni che ho indicato saranno rispettate, accetterò la nomina di Presidente dell’agenzia per la sicurezza del nucleare.