La censura online cinese perde una battaglia

La Diga Verde è un software che avrebbe dovuto rafforzare la censura sulle informazioni provenienti dall'esterno

L’azione di censura internet del Partito Comunista Cinese conosce anche qualche scricchiolio, mentre costringe Google a scendere a patti con le sue richieste. La “Diga Verde”, il software introdotto l’anno scorso dal regime per rafforzare il controllo sulla rete, potrebbe crollare. L’azienda che l’ha progettata ha fatto sapere che ha già dovuto chiudere l’attività di uno dei suoi team per mancanza di fondi governativi.

Il progetto era stato lanciato l’anno scorso con il nome “Diga Verde – Scorta della Gioventù” e prevedeva l’installazione obbligatoria su tutti i computer prodotti o importati in Cina di un software che avrebbe limitato le possibilità di accedere ai contenuti della rete.

Il governo aveva annunciato il progetto dicendo che sarebbe servito a garantire una migliore esperienza di navigazione soprattutto all’utenza più giovane, attraverso un’azione di filtro dei siti con contenuti pornografici e violenti. Ma in realtà era chiaro che si trattava solo di un ulteriore tentativo di rafforzare la censura del regime sulle informazioni provenienti dall’esterno. Il progetto aveva scatenato molte critiche e una forte opposizione sia internazionale che nazionale, al punto che il governo aveva fatto un passo indietro e installato il software solo su venti milioni di computer tra quelli degli internet point e delle scuole.

Il funzionamento del software non era mai sembrato impeccabile: molti analisti avevano subito evidenziato le debolezze nel suo sistema di filtro delle url, dei testi e delle immagini, e si erano accorti che il sistema poteva essere sabotato piuttosto facilmente. Poi erano arrivati i guai legali: lo scorso gennaio un’azienda americana aveva deciso di intraprendere un’azione contro il governo cinese, accusato di averle rubato parte del codice per realizzare il programma. L’azienda è ancora in causa contro il governo, contro l’azienda produttrice del programma e contro due società produttrici di computer.

Ora arriva la notizia della mancanza di fondi e della chiusura di un primo team della Dazheng Human Language Technology Academy a Pechino. Anche il team della sua azienda partner, la Zhengzhou Jinhui Computer System Engineering di base nella province di Henan, ha fatto sapere che rischia di chiudere se non riceverà ulteriori finanziamenti. Il governo aveva stanziato fondi solo per un anno, e ora le due aziende si ritrovano improvvisamente senza più risorse. Secondo quanto riporta BBC, il general manager dell’azienda Chen Xiaomeng avrebbe dichiarato che il governo finora non ha risposto alle lore richeste di aiuto. Le autorità cinesi non hanno commentato.