Uno dice: l’Iran vuole farsi la bomba atomica. Bisogna fare qualcosa: promuovere le sanzioni, usare la leva del commercio, sostenere i manifestanti antigovernativi. L’Iran vuole farsi la bomba atomica: non possiamo mica stare a guardare. Il direttore della CIA, Leon Panetta, ha detto qualche giorno fa che l’Iran potrebbe avere la bomba tra due anni. Altri hanno fatto stime ben più preoccupanti, fortunatamente poi smentite dal passare del tempo: Charles Krauthammer, editorialista conservatore del Washington Post, scrisse nel 2004 che l’Iran avrebbe avuto la bomba “entro la fine del secondo mandato di Bush”. Poi nel gennaio del 2006 disse che era “questione di mesi” e a settembre, quando ancora non c’era nessuna bomba, scrisse che “ci vorrà più o meno un anno”.
Ora, è certamente vero che non possiamo stare a guardare quello che combina il regime iraniano, non fosse altro per i milioni di persone che patiscono le sofferenze della dittatura. La vicenda del nucleare è però un po’ più complessa. E la costruzione di una bomba atomica da parte dell’Iran non è dietro l’angolo: si può fare, ma è una cosa lunga e complicata. Joseph Cirincione ed Elise Connor lo raccontano su Foreign Policy, mettendo in fila e spiegando i passi che l’Iran dovrà compiere se vorrà dotarsi di armi nucleari. Quello di Panetta è il cosiddetto worst-case-scenario: l’Iran avrà la bomba tra due anni solo se tutto dovesse andare alla perfezione. Gli esperti ne dubitano.
Primo passo: la decisione
È certo che l’Iran sta acquisendo la tecnologia necessaria alla costruzione di una bomba. Quello che non è certo è che abbiano deciso di farla: il governo rivendica di voler utilizzare i reattori solo per produrre energia e alcuni esperti sostengono che potrebbe fare come il Giappone, acquisendo le tecnologie necessarie ma fermandosi un attimo prima della costruzione della bomba, opzione che rappresenta rischi politici eccessivamente elevati.
“Nessuno sa per certo se l’Iran ha preso o no questa decisione”, dice Sharon Squassoni, esperta del Center for Strategic and International Studies. “Ovviamente è nel loro interesse mantenere ambiguità a riguardo”
Secondo passo: l’uranio
Se l’Iran dovesse decidere di fare la bomba, dovrebbe accumulare una quantità significativa di uranio arricchito o plutonio. L’Iran sta lavorando per arrivare a produrli entrambi, anche se per quel che riguarda il plutonio si trova ancora molto indietro. Per produrre l’uranio arricchito, invece, ci sono due strade. La prima è quella dell’utilizzo dello stabilimento di Natanz per prendere uranio naturale e arricchirlo abbastanza da poterlo usare nella produzione della bomba: una mossa del genere violerebbe il Trattato di non proliferazione e costringerebbe l’Iran a uscire dal trattato e cacciare gli ispettori internazionali fuori dal paese. A quel punto, in un anno avrebbero abbastanza uranio per realizzare una bomba. La seconda strada è quella di produrre uranio arricchito a basso potenziale, dicendo che serve per produrre energia, e prendere tempo: poi a un certo punto, accumulata una certa quantità di uranio già arricchito, continuare il processo così da poterlo mettere nelle bombe (e uscire dal trattato, e cacciare gli ispettori). A quel punto l’Iran potrebbe avere l’uranio necessario per una bomba in tre o sei mesi. Poi però bisognerebbe convertirlo: portarlo dallo stato gassoso allo stato metallico.
Terzo passo: la testata
Anche con in mano l’uranio arricchito, la procedura non è finita. Ammesso che l’Iran abbia già progetti e componenti necessari, serve almeno un altro anno per costruire una testata. Dato che l’Iran non sembra aver fatto grandi passi in questa direzione, finora, gli anni potrebbero pure diventare cinque. Un periodo da dedicare alla costruzione di tutti i materiali non nucleari e al loro test. A un certo punto dovranno fare anche un test nucleare, con una vera bomba. E il test farebbe aumentare a dismisura la pressione internazionale sull’Iran.