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  • Domenica 4 luglio 2010

I guai del sumo

La JSA sta per espellere quasi un terzo dei suoi lottatori più importanti per gioco d'azzardo e rapporti con la mafia

Aggiornamento del 5 luglio: come previsto, il New York Times scrive che l’associazione nazionale del sumo giapponese ha espulso il lottatore Keiji Tamiya per aver effettuato scommesse illegali sul baseball, e aver pagato la mafia che lo stava ricattando. Insieme al lottatore è stato espulso anche il suo allenatore.

Nel 1996, i due ex lottatori di sumo Onaruto Oyakata e Seiichiro Hashimoto scrissero una serie di articoli sul lato oscuro del sumo, lo sport che da circa duemila anni rappresenta il Giappone con il suo mix di forza, umiltà e spiritualità. Oyakata e Hashimoto, per la prima volta, pubblicarono le voci che nell’ambiente circolavano già da tempo sulla corruzione, il doping, e i legami che il mondo del sumo ha con la mafia giapponese.

Prima di pubblicare un libro sull’argomento, i due ex lottatori si erano detti preoccupati di eventuali ritorsioni. I due morirono di lì a poco nello stesso ospedale, ma l’investigazione e le autopsie non mostrarono alcun segno di avvelenamento, stabilendo che per entrambi la causa del decesso fosse una polmonite. Il libro venne pubblicato postumo, e per la prima volta fece luce sui retroscena che erano rimasti fino a quel momento nascosti.

Nelle ultime settimane l’argomento è tornato sulle pagine dei giornali. Il Guardian scrive che l’Associazione Giapponese di Sumo (JSA) è sul punto di sospendere circa 25 lottatori — circa un terzo di quelli presenti nella divisione più importante — a causa di un giro di scommesse illecite dal valore di decine di migliaia di dollari. In particolare, nel mirino dell’associazione ci sarebbe Kotomitsuki, uno dei campioni nazionali, che ha confessato di aver effettuato scommesse illegali sul baseball, in violazione delle severe norme giapponesi sul gioco d’azzardo.

Che gli incontri di sumo possano essere truccati è poi un’accusa che circola da molto, e che era stata raccontata al mondo intero in un capitolo del bestseller Freakonomics, dove si studiavano le limitate chances di ricambio tra i maggiori campioni dello sport.

Ma questa è solo una piccola parte dei problemi che tormentano lo sport nazionale giapponese. Ben più gravi, infatti, sono le indagini sui legami tra lo sport e la mafia giapponese, presente in molti rami della società. Lo stesso Kotomitsuki ha ammesso di aver pagato una cifra ingente a Mitsutomo Furuichi, ex lottatore e membro di un’associazione mafiosa, in seguito alle minacce di quest’ultimo di rivelare l’abitudine di Kotomitsuki alle scommesse.

Lo scorso maggio, inoltre, dei rapporti hanno dimostrato come i biglietti per gli incontri, quelli vicini al ring che di solito riservato per gli sponsor o i membri dei fan club, siano stati destinati a figure di spicco del clan di Yamaguchi-gumi, la più potente associazione mafiosa.

I boss volevano apparire in televisione per mostrare la loro solidarietà agli altri boss imprigionati, che guardavano l’incontro dalla loro cella.

“I lottatori di sumo falliti finiscono spesso a lavorare per la yakuza. È da molto tempo che esistono legami tra il mondo del sumo e la yakuza. A volte, ex lottatori di sumo sono diventati addirittura boss.”

La scorsa settimana, la JSA — che in molti chiedono di riformare — è arrivata a un passo dal cancellare il torneo che si terrà a Nagoya, uno dei sei annuali. NHK, l’emittente televisiva nazionale, potrebbe comunque decidere di non mandarlo in onda: sono migliaia le lettere di fan dello sport che lo chiedono, molti dei biglietti sono rimasti invenduti e Nagatanien, lo sponsor principale del torneo, si è già tirato indietro. Molto probabilmente altri sponsor seguiranno l’esempio.

Negli ultimi mesi, il sumo aveva già fronteggiato altri scandali. A dicembre, un allenatore è stato condannato a sei mesi di prigione per aver causato la morte di un allievo diciassettenne, ucciso dopo il pestaggio da parte di tre suoi compagni di palestra. All’inchiesta ne sono seguite altre sul bullismo presente negli stabilimenti in cui si allenano i giovani lottatori. A febbraio diversi lottatori sono stati espulsi per possesso di marijuana; e Asashoryu, un campione di sumo, è stato costretto a ritirarsi dopo aver rotto il naso a un uomo fuori da un nightclub di Tokyo.

Nonostante gli scandali che si susseguono, qualcuno non crede però che questo possa minare la popolarità dello sport, o decretarne il declino. Mark Bukton, giornalista che da anni si occupa di sumo, scrive che

“Non accadrà. Il sumo fa parte della psicologia nazionale del Giappone. In questo momento sta semplicemente facendo fatica a vivere nel mondo moderno.”