Stasera Rod Stewart suona all’Arena di Verona, e ci saranno momenti emozionanti e commoventi malgrado il suo recente repertorio di cover sia piuttosto stucchevole e con tutta probabilità vi attingerà lautamente. In parziale supplenza, il Post vi offre una selezione delle sue cose migliori di sempre, tratte da “Playlist” di Luca Sofri (direttore peraltro del Post).
Una volta era davvero bravo. Trent’anni fa ha cantato canzoni formidabili, con quella voce lì. Poi ha tirato i remi in barca; ma le ha provate tutte e sempre vendendo milioni di dischi. Adesso registra raccolte di classici da autogrill che rifatti da lui suonano ridicoli, ma vende anche queste. Ci sono anche tutte quelle cose di lui e le ragazze, e di lui e il calcio, e di lui e le macchine, ma era un’altra vita e un altro mondo.
Maggie May (Every picture tells a story, 1971) Formidabile racconto di una storia con una donna non più giovanissima, e lui è uno studentello che dovrebbe raccogliere i libri abbandonati accanto al letto e tornare a scuola. Ma lei – di cui pure si vedono le rughe – è fantastica. Il sogno di ogni adolescente, che abbia visto Il laureato o no. Divertente la frequenza di simili fascinazioni per donne mature nelle canzoni del primo Rod Stewart, paragonata alla sua nota passione per le ragazze molto più giovani, di lì a poco (in un disco dal vivo del 1993 lo si sente presentare una canzone così: “Quando l’ho scritta, mia moglie aveva un anno”). “Maggie May” divenne la sua canzone più amata.
I don’t want to talk about it (Atlantic crossing, 1975) Una delle prime grandissime ballate di Rod Stewart – “I don’t wanna… talkaboutit…” – era stata scritta da Danny Whitten dei Crazy Horse: la band di Neil Young dopo i Buffalo Springfield. Whitten era quello alla cui dipendenza dall’eroina Young aveva dedicato “The neddle and the damage done”. Morì di overdose a 29 anni, dopo essersi comprato di che farsi con 50 dollari che gli aveva dato Neil Young. La versione di Rod Stewart arrivò tre anni dopo. Dal vivo, in Absolutely live, c’è un impressionante coro del pubblico.
Sailing (Atlantic crossing, 1975) Buffo come sia la “Sailing” scritta da Gavin Sutherland e cantata da Rod Stewart (il suo singolo più venduto in Inghilterra), che quella successiva di Christopher Cross abbiano un’andamento simile, col quieto arpeggio di chitarra e la strofa che si ripete mollemente, senza ritornello. Vanno a vela, appunto.
https://www.youtube.com/watch?v=zW2-_01i48w