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  • Giovedì 17 giugno 2010

Il mondo salvato dai ricchi

Bill Gates e Warren Buffett vogliono far promettere agli altri miliardari di donare almeno metà dei loro patrimoni in beneficenza

di Emanuele Menietti

Bill Gates e Warren Buffett sono due degli uomini più ricchi d’America e hanno un piano in mente: convincere i loro colleghi del club dei miliardari a donare metà dei loro patrimoni per attività benefiche. L’iniziativa dell’ex amministratore delegato di Microsoft e del celebre investitore potrebbe cambiare di colpo il modo di fare beneficenza, almeno tra i ricchi. Se tutti i 400 personaggi più danarosi degli Stati Uniti presenti nella lista di Forbes partecipassero all’operazione, in un colpo solo si potrebbe raccogliere una cifra che supera i 600 miliardi di dollari.

Gates e Buffett si erano già incontrati nel maggio dello scorso anno a New York a una cena, cui avevano anche partecipato il sindaco della città – Michael Bloomberg – e la celebre presentatrice di talk show Oprah Winfrey. Nessuno dei partecipanti all’incontro si era però sbottonato: i mezzi di informazione avevano ipotizzato qualcosa sui contenuti del meeting e sulla possibilità che si trattasse di beneficenza, ma in mancanza di elementi la notizia divenne rapidamente poco interessante.

A distanza di un anno circa, la rivista Fortune torna sull’argomento con uno scoop sull’effettiva natura dell’accordo tra Gates e Buffett e il loro piano:

Il loro principale obiettivo sono i miliardari, sui quali i due puntano molto per vedere aumentare le cifre date in beneficenza, per la beneficenza di qualsiasi tipo. Questa intenzione non era stata definita esattamente al tempo dell’incontro di New York. Ma nel corso di altre due cene, Buffett e Gates e la moglie, Melinda, hanno fissato l’impegno: convincere i super ricchi, a cominciare dai 400 statunitensi presenti nella lista di Forbes, a impegnarsi – impegnarsi seriamente – a donare almeno il 50% del loro patrimonio in opere benefiche nel corso della loro vita o come volontà testamentaria.

Per ottenere le informazioni sul progetto, Fortune ha intervistato i due interessati e alcuni miliardari che avrebbero già deciso di partecipare all’iniziativa. Senza un deposito sulla collina come Paperon de’ Paperoni, identificare i più ricchi d’America potrebbe rivelarsi un’impresa complicata. Secondo Gates, la lista di Forbes potrebbe essere un buon punto di partenza, ma l’elenco è impreciso e si perde spesso per strada qualcuno. Ne è convinto anche Buffett per esperienza diretta: nella lista sembra non compaiano due suoi colleghi della Berkshire pieni di soldi.

Un altro sistema per scovare i più danarosi potrebbe essere quello di utilizzare i dati messi a disposizione annualmente dal fisco sulle detrazioni per le donazioni. Nel 2007, per esempio, gli oltre 18mila contribuenti che hanno superato ricavi pari a 10 milioni di dollari hanno complessivamente fatto donazioni per 32,8 miliardi di dollari, il 5,84% dei loro 562 miliardi di dollari di reddito complessivo. Se si prendono in considerazione i 400 statunitensi che pagano più tasse si arriva a 138 miliardi di ricavi e oltre 11 miliardi di dollari di deduzioni dovute alle donazioni. Da questa cifra si può ricostruire, a spanne secondo Fortune, l’entità effettiva delle donazioni che dovrebbe aggirarsi intorno ai 15 miliardi di dollari. I 400 ricconi d’America donano dunque circa l’11% del loro reddito in beneficenza.

Le cifre ipotizzate dalla rivista statunitense sono al momento molto distanti dal 50% previsto nell’ambizioso progetto di Buffett e Gates. Come convincere gli altri del club a partecipare a una simile iniziativa? L’idea è semplice: creare un piccolo gruppo di miliardari già d’accordo con il progetto e pronto a mettere mano al libretto degli assegni e a convincere gli altri a fare altrettanto. E così alla cena del maggio 2009 si sono ritrovati i due promotori dell’iniziativa, il multimiliardario David Rockefeller, il sindaco di New York, Oprah Winfrey, Ted Turner e alcuni investitori molto ricchi.

Nel corso dell’incontro ognuno ha raccontato la propria esperienza legata alla beneficenza, dalle donazioni per la cultura a quelle per finanziare gli ospedali, sovvenzionare le associazioni che difendono l’ambiente e i gruppi che si occupano dei poveri. Il confronto si è poi spostato sulle proposte per incentivare un aumento delle donazioni: premi, riconoscimenti, conferenze per ricchi e anche una guida per diventare filantropo modello.

Gli esiti di altre due cene, tenute con altri ricconi nel novembre e nel dicembre del 2009, hanno convinto Gates e Buffett a seguire la strada della promessa di donare metà del proprio patrimonio in beneficenza. L’impegno che ogni miliardario americano potrà sottoscrivere non comporta alcun contratto legale ma solamente un obbligo morale. Il sito web givingpledge.org raccoglierà gli impegni di chi vorrà partecipare all’iniziativa filantropica donando nel tempo metà dei propri averi. La speranza è che lo spazio online possa incentivare l’arrivo di un maggior numero di ricchi donatori, pronti a fare beneficenza e di conseguenza a ottenere un po’ di pubblicità.

Non è ancora chiaro quanti multimiliardari parteciperanno all’iniziativa e per avere qualche dato sull’efficacia del progetto sarà probabilmente necessario attendere qualche anno. Secondo Melinda Gates ci vorranno almeno cinque anni per avere un numero cospicuo di donatori perché ci andrà del tempo per vincere l’inerzia di chi non vuole pensare alle proprie ultime volontà, pensa sia complicato gestire fondi per la beneficenza ed è scettico sugli effettivi risultati che si possono ottenere donando denaro. Superato questo scoglio, il club dei miliardari statunitensi non cambierà comunque il mondo, ma potrebbe davvero cambiare il modo di fare beneficenza.