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  • Lunedì 7 giugno 2010

A due giorni dalle elezioni in Olanda

Il 9 giugno si terranno le elezioni generali in cui gli olandesi sceglieranno chi risanerà l'economia del paese

Da quando lo scorso febbraio il governo cristiano democratico (CDA) di Jan Peter Balkenende è caduto a causa del mancato accordo sul prolungamento della missione in Afganistan, in Olanda sono cambiate molte cose. Quattro mesi fa il paese era concentrato sulle questioni dell’immigrazione e della tolleranza verso l’Islam, e i cittadini divisi tra la linea del partito dei Labour, guidato dall’ex sindaco di Amsterdam Job Cohen, tollerante e vicino agli immigrati, e quella del Partito della Libertà di estrema destra, guidato dal leader populista e anti-immigrazione Geert Wilders.

Ma, spiega l’Economist, nei mesi successivi l’Olanda ha scoperto i buchi del suo bilancio e i pericoli della crescita del suo debito pubblico, un elemento che ha cambiato le carte in tavola, e si è sentita assediata dai guai economici europei. Dai temi dell’immigrazione, i partiti hanno spostato la loro attenzione sugli aspetti economici del presente, che secondo il CPB — il centro d’analisi economica olandese — nei prossimi anni dovrà tagliare dai 15 ai 18 miliardi di euro.

I partiti si sono trovati d’accordo sui tagli al sistema sanitario e sull’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni, ma in disaccordo sul piano generale per la ripresa economica.

Il partito liberale VVD ha promesso tagli che porterebbero il budget in positivo entro due legislature. Insieme al CDA, ha proposto tagli diffusi al sistema di previdenza sociale olandese, insieme a un abbassamento delle tasse per le aziende e i possessori di case. Entrambi i partiti hanno enfatizzato il bisogno di inseguire la crescita e creare lavori. Dall’altra parte, i Labour propongono un innalzamento delle tasse, e meno modifiche al sistema di previdenza sociale.

A tre giorni dalle elezioni, la situazione è complessa e frammentata. I sondaggi elettorali indicano in testa il partito liberale VVD con il 25%, seguito dai Labour al 19%, dai cristiano democratici (CDA) al 15% e, rimasto indietro, dal Partito della Libertà con il 12%. Un risultato del genere renderebbe difficile la creazione di una coalizione forte per poter governare: anche se il VVD e il CDA sono politicamente vicini, con i numeri di questi sondaggi una loro alleanza potrebbe comunque non garantire un governo stabile. In questo panorama, potrebbe rivelarsi fondamentale il ruolo di Geert Wilders, il leader di estrema destra.

Mark Rutte, il leader del VVD, potrebbe decidere di invitare Wilders in un governo tripartitico. Le politiche economiche del Partito per la Libertà sono populiste e vicine alla sinistra, ma non è l’economia il problema principale. La grande domanda è se una figura netta come quella di Wilders, il cui partito ha tra le sue fila pochi politici con esperienza, sarebbe o meno un partner affidabile al governo, durante un periodo nel quale dovranno essere prese decisioni dure e impopolari.