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  • Venerdì 28 maggio 2010

Petrolio, si procede, piano

Problemi in tarda serata per il tentativo della BP di fermare il petrolio, che riprende nella notte

Uno stop, e poi si è ripartiti. Come riporta il New York Times, ieri sera anche quest’ultimo tentativo della BP di fermare il petrolio ha incontrato qualche difficoltà, e le operazioni si sono dovute fermare per qualche ora. I tecnici si sono accorti che troppo fango di perforazione (un liquido viscoso ad alta densità, formato da argilla e sostanze chimiche, pompato nel pozzo per fermare la falla) stava fuoriuscendo insieme al petrolio, e hanno deciso di interrompere le operazioni. Che qualche ora dopo, nella notte, sono ripartite.

Una situazione diversa, quindi, rispetto al diffuso entusiasmo di ieri, in cui si era sparsa la voce che si fosse vicini alla fine. Un entusiasmo che la BP ha sempre continuato a sminuire, spiegando con lungimiranza quanto possano essere imprevedibili operazioni del genere. Ieri il fango era riuscito a fermare momentaneamente la perdita di petrolio dal pozzo, e i tecnici stavano aspettando che la pressione scendesse il più possibile vicino allo zero per iniziare la seconda fase del piano, la cementazione della falla. Ora la BP ha ripreso a pompare fango nella falla, ma nessuno può sapere cosa succederà oggi

“Siamo sulle montagne russe. È difficile essere ottimisti o pessimisti. Non abbiamo ancora fermato la perdita.”, ha dichiarato Doug Suttles, il direttore dell’operazioni della BP.

Il presidente americano Obama, che tra qualche ora volerà in Louisiana per osservare con i propri occhi la situazione nel Golfo del Messico, durante la sua conferenza stampa di ieri è stato come al solito molto duro con la BP, ripetendo ancora una volta che sono loro i responsabili, e quindi saranno loro a pagare i danni. Obama si è poi difeso dalle accuse che molti avevano mosso alla Casa Bianca, indicandola come spettatrice impotente del disastro. Il presidente ha spiegato che sin dal primo giorno si è riunito con i suoi uomini per decidere il da farsi, e l’unico aspetto in cui è stato dato il via libera totale alla BP è stato l’uso dei loro mezzi tecnologici, che, come ha detto Obama, sono decisamente superiori a quelli della Casa Bianca. “È giusto che sia così?”, si è chiesto. “Lo decideremo nei prossimi mesi”.

Obama ha inoltre dichiarato di voler bloccare tutti i progetti di perforazione in corso in questo momento nel Golfo del Messico, per 6 mesi o fino a quando la commissione d’inchiesta governativa non stabilirà esattamente le cause del disastro e i buchi nelle regolamentazioni e nei permessi per la trivellazione. Anche l’ipotizzata e discussa trivellazione in Alaska è stata fermata.

La conferenza stampa è arrivata un’ora dopo il licenziamento di Elizabeth Birnbaum, la direttrice del Minerals Management Service, la sezione del dipartimento degli interni americano che sovrintende lo sfruttamento delle fonti d’energia minerarie, trivellazioni comprese. Il dipartimento è stato accusato di avere troppi legami con le aziende petrolifere, che — tra le altre cose — avevano la consuetudine di fare regali ai loro stessi regolatori.

Ieri le nuove stime sul calcolo del petrolio disperso in mare, le più accurate finora, hanno definitivamente stabilito il disastro nel Golfo del Messico come il più grave nella storia americana, nettamente superiore a quello della Exxon Valdez dell’89.

Le riprese in diretta della perdita di petrolio