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  • Giovedì 20 maggio 2010

“Il giorno che temevamo è arrivato”

Il petrolio sta coprendo le paludi vicine al Mississippi, ed è entrato nella Corrente del Golfo

Il petrolio è arrivato sulla terraferma. Dopo tanti falsi allarmi, in cui si era solo avvicinato alle coste della Louisiana raggiungendo una delle isole Chandeleur, Freemason, ieri pomeriggio — questa notte, in Italia — un manto di petrolio ha coperto parte delle paludi di Pass a Loutre, vicino alla foce del Mississippi. Nei giorni scorsi, a preavvertire il disastro, sulla costa erano stati avvistati piccoli grumi di catrame e riflessi luminosi dovuti al petrolio.

“Il giorno che temevamo è arrivato.”, ha dichiarato il governatore Bobby Jindal, dopo una ricognizione in barca nella zona in cui il petrolio ha toccato terra. “È qui, e sappiamo che ne arriverà altro”. Come scrive Reuters, Jindal ha chiesto il permesso per la costruzione di una barriera di sabbia di 128 chilometri, nel tentativo di evitare maggiori danni.

Intanto, l’osservatorio della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) riporta che una piccola parte del petrolio è entrato nella Corrente del Golfo. Ora le possibilità sono due: che continui a girare nel vortice della corrente senza spostarsi oppure che, più probabile, venga trasportato fino alle coste della Florida e di Cuba. I governi di Cuba e degli Stati Uniti sono in contatto per discutere su come reagire alla perdita.

È ormai quasi un mese che la piattaforma Deepwater Horizon è affondata nel Golfo del Messico uccidendo undici persone e rilasciando in mare una quantità di petrolio che — ad ora — nessuno è in grado di calcolare. A lungo in queste settimane la British Petroleum, l’azienda che possedeva la petroliera, ha provato con goffi tentativi ad arginare la fuoriuscita, senza mai riuscirsi. Negli ultimi giorni sembra che si siano però fatti dei passi avanti, e la BP ha dichiarato di star riuscendo a limitare in parte le fuoriuscite.

Come scrive il New York Times, un gruppo di scienziati americani ha severamente criticato l’amministrazione del problema da parte di Obama e della NOAA, che non avrebbero condotto ricerche scientifiche adeguate permettendo così alla BP di sottovalutare la perdita.