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  • Lunedì 17 maggio 2010

Facciamo che voi avete la bomba atomica…

Cosa succederebbe se l'Iran ottenesse finalmente la bomba, e Hezbollah approfittasse della situazione per bombardare Israele?

Anno 2011. L’Iran annuncia di essere riuscito a costruire la bomba atomica. Pochi giorni dopo l’annuncio, dal Libano Hezbollah lancia alcuni razzi verso Israele. Uno di questi distrugge il ministero della difesa, uccidendo diverse persone e colpendo al cuore l’esercito israeliano. Il presidente statunitense Barack Obama – dopo aver condannato il comportamento dell’Iran e aver ribadito nuovamente il diritto di Israele a difendersi – dichiara che a seguito dell’attacco di Hezbollah fornirà a Israele ogni forma di sostegno militare di cui possa avere bisogno. Obama dice però di non condividere il punto di vista di Netanyahu, secondo cui l’attacco al ministero della difesa rappresenta “l’inizio di una guerra totale”, e si augura che Israele non voglia adottare “una risposta sproporzionata”.

Per riuscire a calmare Israele, gli Stati Uniti si fanno promotori di un’iniziativa urgente al consiglio di sicurezza dell’Onu, per passare finalmente le sanzioni economiche contro l’Iran. Netanyahu non si lascia ammorbidire: “In qualità di primo ministro, chiedo all’opposizione di governare con noi in questa fase di emergenza nazionale. Sono in continuo contatto con gli Stati Uniti, con i quali coordineremo una risposta: ci aspettiamo che tutti i paesi del mondo prendano presto una decisione chiara”. L’Iran intanto riceve dichiarazioni di solidarietà e sostegno tra i suoi alleati, prima fra tutti la Siria. Non mancano ovviamente i messaggi bellicosi di Hezbollah e Hamas. Hanno una richiesta comune a Israele: rimuovere l’embargo da Gaza, interrompere le violazioni dello spazio aereo libanese. La bomba atomica iraniana, dicono, serve solo a “riequilibrare l’equilibrio dei poteri nella regione” e “proteggere i territori islamici”.

Sono giorni molto tesi: il Medioriente sembra a un passo da una nuova guerra. Manca un casus belli, e arriva poco dopo. Diverse fonti di intelligence sostengono che l’Iran ha passato materiale radioattivo a Hezbollah, e immediatamente si diffonde la paura che l’organizzazione terroristica possa utilizzarlo per costruire una “bomba sporca” e colpire nuovamente Israele. Il consiglio di sicurezza dell’Onu approva una risoluzione che dà al Libano quarantotto ore per disarmare Hezbollah e restituire all’Iran i materiali radioattivi. Il governo del Libano chiede il sostegno della comunità internazionale. Gli Stati Uniti si fanno carico di promuovere un intervento militare multilaterale, una “coalizione dei volenterosi”, e dopo pochi giorni invadono il Libano con l’obiettivo di disarmare Hezbollah con la forza.

Non è la trama di una nuova serie tv, ma il risultato di una simulazione condotta dall’università israeliana IDC, a Herzliya, poco distante da Tel Aviv. La simulazione si intitolava “Iran, il giorno dopo” e ricalcava un simile esperimento condotto lo scorso dicembre all’università di Harvard (in quel caso, la conclusione della simulazione vide Russia e Cina schierarsi con l’Iran, mentre le posizioni di Washington e Israele si allontanavano). La simulazione è stata condotta da personaggi con grandi competenze ed esperienze in materia di relazioni internazionali e conoscenza dell’area: un ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti giocava il ruolo di Netanyahu, un ex ambasciatore americano in Israele giocava il ruolo di Obama, un ex capo militare dell’intelligence israeliana giocava il ruolo del governo iraniano, altri team di esperti impersonavano l’Onu, la Cina, la Russia. La più importante conclusione della simulazione è riassunta dal Jerusalem Post.

Un’arma nucleare nelle mani dell’Iran rappresenterebbe un enorme deterrente nei confronti della risposta militare israeliana, in caso di attacco. Almeno finché si tratta di attacchi lanciati con mezzi convenzionali e non con armi nucleari. In altre parole, davanti alla minaccia di una bomba nucleare iraniana, Israele sarebbe obbligata a elaborare risposte più misurate e adottare un approccio diplomatico differente nei confronti dei suoi avversari nell’area. Allo stesso modo, però, nel momento in cui l’utilizzo di armi di distruzione di massa come l’atomica o una bomba sporca diventasse una minaccia concreta, diverse nazioni del mondo non si sottrarrebbero alla necessità di un intervento militare su vasta scala.