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  • Martedì 3 dicembre 2013

A Bangkok le cose migliorano

Dopo giorni di scontri la polizia ha rimosso le barriere dalle strade ed è tornato un clima tranquillo, persino con abbracci ai poliziotti: governo e opposizioni però restano lontani

An anti-government protester takes her photograph with a Thai policeman on the road leading to the Metrpolitan police headquarters in Bangkok on December 3, 2013. Hundreds of Thai opposition protesters entered the government headquarters unopposed on December 3, after police said they would offer no resistance to the demonstrators who have vowed to topple Prime Minister Yingluck Shinawatra. AFP PHOTO/Indranil MUKHERJEE (Photo credit should read INDRANIL MUKHERJEE/AFP/Getty Images)
An anti-government protester takes her photograph with a Thai policeman on the road leading to the Metrpolitan police headquarters in Bangkok on December 3, 2013. Hundreds of Thai opposition protesters entered the government headquarters unopposed on December 3, after police said they would offer no resistance to the demonstrators who have vowed to topple Prime Minister Yingluck Shinawatra. AFP PHOTO/Indranil MUKHERJEE (Photo credit should read INDRANIL MUKHERJEE/AFP/Getty Images)

Lunedì 2 dicembre il governo thailandese, guidato dal primo ministro Yingluck Shinawatra, ha ordinato alla polizia di rimuovere le barriere allestite nei giorni scorsi di fronte ad alcuni importanti edifici governativi della capitale Bangkok. Gli edifici erano stati circondati pochi giorni fa da migliaia di manifestanti che chiedevano le dimissioni di Shinawatra. Dopo la rimozione delle barriere – un gesto considerato da alcuni conciliante da parte del governo, dopo le quattro persone uccise negli scontri di sabato – diverse persone sono entrate nel palazzo del governo e nel quartier generale della polizia. Oggi la situazione a Bangkok è più tranquilla, scrive BBC, anche per quello che il capo della polizia, Kamronvit Thoopkrachang, ha detto a Reuters: «Oggi non useremo gas lacrimogeni, non ci saranno scontri e li lasceremo entrare [negli edifici del governo] se lo vorranno». Martedì le proteste sono tornate a essere colorate e pacifiche come negli ultimi giorni di novembre, con molte bandiere, molto rumore e anche diversi abbracci tra manifestanti e polizia.

Le posizioni tra governo e opposizioni rimangono comunque molto distanti. Il primo ministro Shinawatra, nonostante si sia dichiarata disponibile per affrontare dei colloqui con i manifestanti, ha rifiutato ripetutamente la richiesta di dimissioni. Uno dei più decisi oppositori al primo ministro è Suthep Thaugsuban, 64 anni, ex parlamentare e leader delle manifestazioni. Nei giorni scorsi Thaugsuban aveva fissato a martedì la scadenza di un ultimatum rivolto a Shinawatra per “restituire il potere al popolo”. Thaugsuban e il suo Movimento civile per la democrazia vorrebbero far dimettere il governo di Shinawatra – eletto democraticamente – per istituire un “consiglio del popolo”, formato da rappresentati eletti con il re come capo di stato.

Ad ogni modo i manifestanti hanno rifiutato anche le proposte di colloqui arrivate dal governo, spiegando che non si fermeranno fino a che il “regime di Thaksin” non sarà caduto: Thaksin è il nome dell’ex primo ministro thailandese e fratello dell’attuale capo del governo, che l’opposizione individua come colui che manovra e controlla Shinawatra.

Le proteste a Bangkok erano iniziate lo scorso 24 novembre per una vicenda legata allo stesso Thaksin: le opposizioni del paese avevano accusato il governo di avere presentato una legge sull’amnistia solo con il fine di assolvere il politico e imprenditore thailandese. Thaksin si trova infatti in esilio volontario all’estero dal 2008, cioè quando un tribunale della Thailandia l’ha condannato in contumacia a due anni di carcere per appropriazione indebita. Nonostante il 12 novembre la legge sia stata bocciata dal Senato, le opposizioni hanno continuato a organizzare le manifestazioni anti-governative, chiedendo le dimissioni del primo ministro.