La soluzione non è lontana

Se c’è una logica in quanto è accaduto nelle ultime ore, non dovrebbe essere difficile trovare una soluzione per consegnare all’Italia (e in particolare ai giovani e alle donne) la buona riforma del mercato del lavoro del ministro Fornero. Il punto di rottura è talmente focalizzato e specifico, a fronte di cambiamenti che investono l’intero mondo del lavoro, che il danno in caso di fallimento non vale il rischio degli irrigidimenti.

Qui non sono in ballo i cosiddetti equilibri politici, qui conta la sostanza. La forzatura vera di Monti non è stata neanche sull’articolo 18, bensì sull’abrogazione del metodo consociativo che ha fin qui deresponsabilizzato la politica, attribuendo alle parti sociali un potere di veto (la famosa “firma”, che stavolta non ci sarà) inaccettabile in una società molto più complessa e ampia di quanto siano le loro rappresentanze.

Questa è l’acquisizione strategica del governo, in aggiunta alle modifiche elencate da Fornero. Questa è la novità che non potrà non essere colta dai famosi interlocutori internazionali. Questa è un’altra delle conquiste di Monti che sarebbe stata impensabile in passato, sia al tempo degli accordi separati di Sacconi che al tempo dei ministri sindacalisti.

Ma se questo è il vero cambio di paradigma, la restituzione al parlamento del potere sovrano non può essere finzione. Sono stati per primi Napolitano e Monti a valorizzare questo ritorno di centralità: saranno conseguenti.
Lasciamo perdere gli scenari di crisi della maggioranza: è fantapolitica. Il Pd contribuirà a migliorare in senso “tedesco” il capitolo licenziamenti e poi farà sua una riforma che in gran parte nasce dalle sue stesse elaborazioni: chi altri in Italia s’è occupato di lavoro? Alfano?

Lo scontro con la Cgil della durissima Camusso di ieri può perfino risultare salutare: se il dissenso si incanalerà tutto nella confederazione, senza altri sbocchi estremistici; e se ognuno riscoprirà il gusto di fare il proprio lavoro. Forse sono davvero finiti i tempi dei programmi fotocopia, fossero quelli di Berlusconi e Confindustria o quelli della sinistra e dei sindacati.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.