Preferisco Cracovia

Quest’estate sono stata a Praga. Ho pensato: è inammissibile che una che fa il mio mestiere – scrivo di viaggi e turismo – non abbia visto la capitale della Repubblica Ceca.

Parto. L’esperienza non è delle migliori. Nulla da dire della Praga monumentale, bellissima davvero. Però il nuovo ordine post comunista sa tanto di bomboniera e specchio per allodole. Una specie di giostra del turismo, con lunghe code per fare il giro (a pagamento) di chiese e castelli, torri e palazzi, passeggiate sul ponte con caricatura-ricordo, crociere in battello con spiegazione dei palazzi a destra e sinistra, voli in pallone aerostatico, inviti al concerto nella chiesa e al ristorante italiano, vetrine piene di matrioske e borsette marchiate “Prague”. Ogni corsa un gettone, meglio avere una buona scorta di corone (la moneta locale, ma vanno bene anche gli euro).

Certo, era agosto, il mese peggiore per viaggiare. Ma tant’è, non si può sempre calcolare tutto. A volte capita di fare le vacanze ad agosto, e non è male esserci, per vedere da vicino l’effetto che fa. Comunque, andarmene è stato un sollievo.

Correndo al massimo consentito, sono arrivata in giornata a Cracovia, Polonia. Doveva essere solo una base strategica per passare la notte prima della visita ad Auschwitz. Avevo letto qualcosa sulla città, i legami con Papa Woytila che vi studiò e ne fu cardinale, la piazza medievale più grande d’Europa e patrimonio Unesco, il fiume Vistola, la tragica storia degli oltre mille ebrei della Schindler’s List scampati all’Olocausto e quella di Helena Rubinstein nata nella città vecchia e oggi regina della cosmesi mondiale. Insomma, i motivi per una visita non mancavano. Quindi ho prenotato un hotel in centro, prevedendo di fare un giro.

A molti sembrerà inutile, ma per me la scelta dell’hotel è fondamentale, anche per una notte. Una buona ospitalità incide sul ricordo di un luogo tanto quanto il suo patrimonio, d’arte o natura che sia. Quindi, dopo aver consultato i miei soliti siti di fiducia e la collega più attendibile, ho prenotato una doppia all’hotel Pod Roza: posizione perfetta in un antico palazzo del quartiere pedonale Stare Miasto, a cinque minuti da Porta Florianska e a duecento metri dalla piazza del Mercato, atmosfera e servizio da grand hotel di una volta, camera spaziosa (ma un po’ scura) con arredi anni Quaranta, biancheria da letto raffinatissima, bagno in marmo con vasca idromassaggio, ristorante segnalato da Michelin. Tutto vero, come promesso, addirittura meglio. Concordo con la scritta latina all’ingresso: «Possa questa casa durare finché la formica ha bevuto tutta l’acqua del mare e la tartaruga percorso tutte le strade del mondo». Sono passati 300 anni e l’albergo più vecchio di Cracovia è ancora lì, un monumento dell’ospitalità polacca, con le cameriere in grembiule inamidato indaffarate su e giù nei corridoi e il wi-fi ovunque.

La piazza del Mercato, in effetti, è a due passi, ed è stupenda. Enorme, circondata da case basse di 5-600 anni fa. Intorno, i caffè antichi con i tavolini apparecchiati fuori, platea di saltimbanchi e chioschi di fiori, al centro il mercato dei tessuti (Sukiennice, che oggi vende solo souvenir ed è a sua volta un souvenir per la memoria, con i banchi di legno intagliato), su un angolo l’imponente basilica di Santa Maria, dove pregano i devoti di Giovanni Paolo II. Di turisti ce ne sono, ma sono soprattutto polacchi. Pochi russi, pochissimi italiani, ancora nessun cinese.

In una piazza vicina, c’è un palco. Mentre i tecnici lavorano per sistemare attacchi e amplificazione, gli spettatori si appostano sulle panchine o a terra. Sono tanti e assisteranno a una rassegna amatoriale: coro, orchestra e un’indimenticabile versione polacca del tango argentino. Mi siedo a un ristorante sulla piazza e ordino tortino di funghi e insalata di crauti bianchi e rossi, in attesa che cominci lo show. Porzioni da Tartari, prezzi da McDonald’s. Lo spettacolo non vale granché, ma c’è partecipazione, la gente resta lì, batte le mani, si diverte e chiede il bis. L’atmosfera è allegra e popolare e racconta molto della città. Non che manchino gli appuntamenti culturali. Da anni Cracovia ospita un festival internazionale di danze cortigiane, i concerti di Music in Old Cracow e Sacrum + Profanum, dedicato ogni anno ai compositori contemporanei di un Paese diverso. Poi a settembre iniziano le stagioni della Filarmonica e dell’Opera, mentre i concerti al castello non finiscono mai.

L’indomani mattina mi alzo presto, perché non voglio perdermi la visita sotto la piazza medievale, dove meno di un anno fa è stato inaugurato un museo sotterraneo con reperti e pannelli multimediali che raccontano 800 anni di scambi commerciali in Rynek Glowny (questo è il nome della piazza del Mercato). Tornata in superficie entro nella basilica gotica di Santa Maria, imponente, carica d’oro, illuminata da vetrate trecentesche e il più grande altare medievale d’Europa, 13 metri per 11, intarsiato in 12 anni di lavoro certosino da Veit Stoss. Record a parte, l’insieme è eccessivo e sublime allo stesso tempo.
Al Museo dei Principi Czartoryski c’è la Dama con l’ermellino, che quando arrivò in mostra a Milano fece il tutto esaurito come il concerto di Madonna. Ma la sede è chiusa e il quadro di Leonardo è nel frattempo in mostra a Varsavia, insieme all’altro capolavoro della collezione, Paesaggio con buon samaritano di Rembrandt. Quindi vado a Kazimierz, il ghetto da cui furono prelevati 55 mila ebrei destinati al campo di lavoro e di concentramento di Auschwitz, a un’ora dalla città. Dopo anni di abbandono, il quartiere si è recentemente ripopolato, anzi è uno dei più vivaci delle mondane notti di Cracovia. Camminando tra vecchie sinagoghe e cimiteri, si arriva alla Vistola. Sull’altra sponda del fiume c’è Podgorze, il ghetto dove Spielberg ha girato Schindler’s List.

Proprio a Podgorze ci sono almeno altre due visite da fare. La Schindler’s Factory e, di fianco, il museo di arte contemporanea Mocak. La prima è una mostra permanente sulla storia dell’occupazione nazista in Polonia tra il 1939 e il 1945 e dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler che aveva trasferito la produzione di pentole e munizioni dalla Germania a Cracovia per risparmiare sulla mano d’opera impiegando quella più economica del ghetto. Il Mocak invece è un nuovo edificio costruito sul vecchio corpo della fabbrica di Schindler, spazio per l’arte concettuale polacca e internazionale degli ultimi 20 anni. Il museo inaugurato nel novembre 2010 si trova a Zablocie, distretto colonizzato da artisti, designer e studenti universitari, come spesso accade nelle ex periferie delle città cresciute dopo la rivoluzione industriale.

Ho visto tutto di corsa, e ho tralasciato le soste al caffè, le passeggiate tra le strade di Stare Miasto e i tanti buoni ristoranti. Per fare le cose con calma e godersi l’atmosfera ci vogliono almeno tre notti e quattro giorni. Questa città sa di storia, non è ancora corrotta dal turismo e dai suoi torpedoni che portano molta confusione e i prezzi alle stelle. Meglio andarci al più presto, prima che della sua bellezza si accorgano tutti e che da Praga si trasferiscano in massa in Polonia, facendone la prossima giostra per turisti.

DORMIRE
Hotel Pod Roza. In queste camere sontuose hanno soggiornato Listz, Balzac, e lo zar Alessandro II. Ma di tempo ne è passato e oggi al fascino di un passato glorioso si aggiungono il servizio poco ingessato ma d’aiuto, wi-fi ovunque, ristorante stellato e tutti i comfort di un hotel di lusso (Florianska, doppia da 145 €). Alla stessa catena appartengono anche il Copernicus e lo Stary Hotel, nella Hot List 2007 dei migliori hotel scelti dai giornalisti e dagli esperti della rivista Condé Nast Traveler.

MANGIARE
Studio Qulinarne È in un’ex rimessa di bus vicino al Museo d’Ingegneria Municipale. Ha grandi vetrate e scaffali pieni di libri e riviste, e il menu proposto da Marek Bik, chef-giramondo, include carpaccio di cervo con cavolo rosso, consommé di pesce al Pernod, pappardelle al sugo d’anatra con olio al tartufo (se ne trovano molti nei boschi intorno a Cracovia) e altri piatti che sono spesso una summa dei suoi viaggi (Gazowa 4).
Unicus Rafal Targosz è un nome nella gastronomia polacca, membro del Chapter of Chefs’ Club che comprende i migliori cuochi del Paese. E il suo ristorante nelle cantine dell’hotel Unicus è consigliato dai critici locali per la cucina del territorio e stagionale. Un esempio: costolette di agnello su spinaci con aglio cotto nel latte e patate al gratin.
Città gourmand ma anche molto nottambula, Cracovia è piena di caffè storici (dove si beve soprattutto tè), bar e lounge – sono più di 300, sempre super affollati dagli studenti dell’università Jagellonica – ed è anche il centro culturale e intellettuale della Polonia.

DA METTERE IN AGENDA
Café Larousse 
Per bere per un espresso e mangiare una fetta di szarlotka, la crostata di mele polacca (Tomasza 22).
Mleczarnia Nel quartiere ebraico, birreria con giardino in estate e club a lume di candela d’inverno. Segnalato anche da National Geographic.
Massolit Books & Café è un centro culturale gestito da David Miller e Karen Underhill, due americani trapiantati a Cracovia, che frequentano il mondo dell’arte e animano la vita intellettuale nel loro caffè letterario. Ci si muove tra boiserie e scaffali pieni di libri usati, fuori catalogo e soprattutto in inglese (20 mila volumi), e il bar con ricca emeroteca da consultare (The Nation, New Yorker, NYRB, IHT, The Onion) davanti a una tazza di tè e dolci fatti in casa. Online si trovano date e orari di letture, presentazioni, dibattiti e concerti in programma (4/2 Ul. Felicjanek 4/2).

ARRIVARE
Dal Bologna, Cagliari, Milano, Roma, Pisa, Trapani, partono i voli low cost di Ryanair (da 9 €).

GUIDE ON & OFFLINE
Cracovia, collana Low Cost, Morellini Editore; 11,90 €.
48 ore a Cracovia con i consigli del National Geographic
La seconda città della Polonia è la prima scelta dai giovani. Sul New York Times del maggio 2007.
Ancora dal New York Times, Il nuovo quartiere dei musei nel ghetto dove fu girato Schindler’s List

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Altri indirizzi suggeriti dalla mensile di viaggi Leisure & Travel, uno dei più affidabili negli Stati Uniti, una specie di “bibbia” per molti viaggiatori.

Dormire
Pension Trecius 
Il fisico Michal Palarczyk ha trasformato la casa di famiglia in una piccola pensione (doppia da 50 euro. Tomasza 18).
Francuski Hotel 
Costruito nel 1912, ristrutturato e riaperto nel 1991, è a detta di Travel & Leisure uno dei migliori alberghi di Cracovia, con atmosfere fin de siècle e arredi Art Nouveau (Pijarska 13, doppia da 93 €).


Mangiare
Copernicus È il ristorante dell’omonimo hotel. Solo 16 tavoli in una sala da pranzo che sembra quella di una tenuta di caccia. Serve animelle in salsa di funghi e ravioli (pierogi) al brasato di coniglio. Si pasteggia con vodka Wyborowa.
Chlopskie Jadlo 
Alta cucina casalinga: pierogi ai funghi, la tipica minestra ucraina borscht, e bigos, una specie di choucroute con cinque tipi di carne (Agnieszki 1).
Officyna 
Un indirizzo nella piazza del mercato, davanti ai chioschi dei fiori, al padiglione dei tessuti e alla basilica di Santa Maria (Rynek Glowny 27).

Sara Magro

Fa la giornalista di viaggi e scrive di turismo. Il suo sito è The Travel News