I (sei) giovani, gli anziani e l’Agenda Digitale che finalmente prende forma

Quando il governo Monti avrà finito il suo mandato credo che forse in molti riconsidereranno la questione dei giovani in politica. E di come un ricambio sia certamente indispensabile per il buon funzionamento di una democrazia, ma non sempre avere una carta d’identità più nuova costituisca un titolo di merito indiscutibile. E’ stato già rilevato come questo governo sia quello con l’età media più alta di 150 anni di storia patria (ormai quasi 151), il premier il più anziano premier d’Europa e il ministro Giarda il più anziano esponente governativo in assoluto. I nonni sono al potere, i genitori in punizione: e i nipoti?
Nel precedente esecutivo per esempio c’erano tre giovani ministre il cui operato è rimpianto da pochi, mentre in questo l’unico trentenne, il viceministro del Lavoro, è forse l’esponente del governo con il gradimento più basso. Epperò la questione della presenza dei giovani in politica resta fondamentale sotto tanti punti di vista: in cima secondo me c’è la questione della innovazione, ovvero della capacità di portare nell’agenda del paese temi nuovi, punti di vista diversi, una cultura più proiettata verso il futuro. Per questi motivi ritengo che una delle pagine migliori del governo Monti fin qui sia ascrivibile all’arruolamento di sei under 40 nella squadra del ministro Profumo per occuparsi di new media, open government, opendata, social innovation. Si tratta di termini, rigorosamente inglesi purtroppo, che la maggioranza dei nostri parlamentari a malapena conosce. E lo stesso credo di poter dire di molti esponenti della pubblica amministrazione. Un po’ perché il futuro va veloce, un po’ perché sulle questioni dell’aggiornamento professionale siamo sempre troppo indietro. Lo consideriamo una inutile perdita di tempo e non l’unica strada per restare competitivi: per avere qualcosa da dire e da dare.
Di questa situazione di “divario digitale” culturale e generazionale deve essersene accorto il ministro Profumo che nelle settimane scorse aveva messo in fila una serie di deleghe che sembrano disegnare l’asse su cui si costruisce il futuro di un paese: scuola, università, ricerca, innovazione più cabina di regina della Agenda digitale (una espressione che comprende tutto quello che va dalla banda larga alle smart cities). Il ministro avrebbe potuto chiamare al suo fianco persone di fiducia: in fondo come rettore del politecnico di Torino forse qualcuno bravo lo conosceva. Invece ha scelto di fare una chiamata pubblica per sei posti. Intendiamoci: non una cosa eroica, una cosa normale. Una cosa saggia, come insegna una delle massime delle Silicon Valley che recita, più o meno: là fuori c’è sicuramente uno più bravo di me che non conosco ancora.
Il ministro evidentemente voleva conoscerli, questi “più bravi”. Il bando è stato pubblicato il 23 dicembre, in pieno clima natalizio quindi. Requisiti molto selettivi: meno di quarant’anni, un dottorato di ricerca alle spalle, esperienza sul campo già fatta. Sono arrivate 596 domande. Levatene pure 62 che non avevano i requisiti di età e titolo di studio, ne restano 534 e sono tantissime: 534 giovani esperti di innovazione pronti a mettersi al servizio della pubblica amministrazione per un anno in cambio di 48 mila euro (due posti) o anche solo 24 mila euro (gli altri quattro posti).
Il 1 febbraio sono stati comunicati i vincitori: sono Arianna Bassoli, Stefania Milan, Damien Lanfrey, Lorenzo Benussi, Donatella Solda Kutzmann, Dario Carrera. Alcuni li conosco personalmente, altri di fama: sono sei giovani talenti al servizio del paese. “Il seme del nuovo” li ha definiti il ministro dando loro il benvenuto. Da lunedì 6 febbraio si parte (nota: nel corso della prima riunione è stato annunciato che sono stati coinvolti anche Carlo Maria Medaglia e Irene Tinagli). Buon lavoro, ragazzi, c’è un paese da rifare e bisogna farlo in fretta!
E’ anche così che si seleziona una nuova classe dirigente.

post scritto per Repubblica Sera riproposto qui per gentile concessione. Su Repubblica di lunedì 6 febbraio intanto anticipo i contenuti del documento del ministro Profumo sulla Agenda Digitale e il ministro, sulla questione dei sei giovani, rivela che anche il ministro Fabrizio Barca seguirà la stessa procedura, e di aver girato i curricula degli altri ad alcuni grandi sindaci e presidenti di Regione.

Riccardo Luna

Giornalista, sono stato il primo direttore dell'edizione italiana di Wired e il promotore della candidatura di Internet al Nobel per la Pace. Su Twitter sono @riccardowired Per segnalare storie di innovatori scrivetemi qui riccardoluna@ymail.com. La raccolta dei miei articoli per Wired è un social-ebook scaricabile da www.addeditore.it.