Sui giornali di oggi, le risposte per domani

L’andamento imprevedibile della cronaca e della storia ci lasceranno in eredità le prime pagine dei giornali di oggi e di ieri. Grandi titoli su fatti drammatici e molto diversi tra loro, e una cosa in comune: l’Europa.

Le ragazze italiane i cui sorrisi campeggiavano sui nostri quotidiani martedì mattina, ci hanno costretto tutti a ricordare e a riflettere sull’esperienza delle decine di migliaia di giovani europei che costruiscono la propria identità e la propria cultura in una chiave che va ben al di là delle frontiere nazionali. Speranze e progetti di vita che per loro natura non sopportano confini: lavoro, amicizie, sentimenti che si mescolano come le lingue del nostro continente, in un’idea di patria che si fa molto più ampia della propria.

Le vittime di cui parlano i giornali di oggi, quelle di Bruxelles, così come quelle di Londra, di Madrid e di Parigi, ci parlano invece di un’idea di Europa molto diversa. Mettendo la punta di un compasso poche centinaia di chilometri a nord di Milano, si può tracciare un cerchio che in pochissimo spazio include Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Germania e Gran Bretagna e le capitali di tutti questi paesi. Per andare da una all’altra di queste città ci vuol pochissimo e chi volesse organizzare una rete per colpire in queste metropoli avrebbe buon gioco a dribblare gli almeno 6 diversi eserciti, polizie, magistrature e servizi di intelligence legati ciascuno a confini che di fatto non esistono più.

Tutto questo non ha più senso. Come non hanno più senso gli egoismi e le incongruenze tra le nostre economie. La ricca California e il povero Mississippi capiscono benissimo che conviene a entrambi convivere nella stessa federazione, da noi il concetto non è evidentemente ancora abbastanza chiaro per nessuno.

A me pare che si sia arrivato a un punto nel quale o l’Europa si rende conto che può far fronte realisticamente a tutte le sfide che si trova davanti (a cominciare dalle migrazioni) tutta insieme, oppure il collasso del sistema europeo diventerà un rischio terribilmente concreto. Bisogna cominciare sfidando i populismi locali che sfidano tanti governi, a partire da quello tedesco, con il coraggio che il nostro governo sta dimostrando. Dicendo con chiarezza che l’unica strada che abbiamo davanti è quella dell’integrazione sulla base dei nostri valori di democrazia, di civiltà, di rispetto.

In fondo sono i valori che i ragazzi di Erasmus praticano ogni giorno con la propria intelligenza, la propria cultura e la propria umanità in giro per l’Europa. Lo fanno senza difficoltà, sentendosi a casa e cittadini in ogni angolo dell’Unione. Per rispondere ai quesiti e alle paure dei giornali di domani bisognerebbe semplicemente ripartire da lì. Onorando l’impegno che ci ha lasciato la memoria dei giovani volti che sorridevano sulle prime pagine dei giornali di oggi.

Ivan Scalfarotto

Deputato di Italia Viva e sottosegretario agli Esteri. È stato sottosegretario alle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e successivamente al commercio internazionale. Ha fondato Parks, associazione tra imprese per il Diversity Management.