Basta con queste svastiche

Dopo mesi in cui ci siamo sorbiti il dibattito pseudoweberiano sui protestanti che sarebbero inflessibili (che poi zone chiave della Germania come la Baviera e il Reno sono storicamente in prevalenza cattoliche e i germanofoni sono in maggioranza cattolici, se includiamo gli austriaci) e i cattolici che sarebbero lassisti (che poi i greci non sono cattolici, ma ortodossi), adesso siamo passati direttamente alle svastiche. La Merkel coi baffetti da Hitler l’avevamo già vista, così come Schaeuble in divisa da SS, adesso circolano nei social anche la bandiera europea con le stelle a fare la svastica, la foto (originale) della svastica sul Partenone e naturalmente il disvelamento di tutti gli arcana mundi di un capitalismo mondiale, ma di impronta germanico-nordica, che si accanisce sulla Grecia della marionetta e traditore del popolo Tsipras.

Io quest’evocazione della svastica e del nazismo la trovo offensiva e miserevole. Può darsi che mi sbagli, ma la trovo un’offesa immonda nei confronti di chi la svastica l’ha vista e l’ha subita davvero. Miserevole quando l’argomento “ad Hitlerum” viene utilizzato da intellettuali, da giornalisti, da personaggi televisivi che nel sottopancia fanno mettere “filosofo” e per lucrare due copie di libri venduti in più e quattro “I like” squalificano la loro stessa professionalità. C’è chi ci insegna che per la nostra attenzione collettiva ai dati dell’economia e della finanza siamo affetti da “cretinismo economico” e si dimentica del cretinismo tout court, c’è chi ci evoca la banalità del male e si dimentica la banalità di ciò che è semplicemente banale e frustro e non arriva neppure al livello dell’ideologico, c’è chi parla di “eurolager” e di pogrom eurocratico bestemmiando il senso della storia e utilizzando quella che al più può essere una (pessima) metafora come fosse una stringente analogia storica.

L’Europa è in crisi profonda? Sì. La leadership europea sta dando una prova di fragilità, mancanza di coraggio, inconsistenza? Sì. Tempi difficili e confusi sono davanti a noi? Sì. La Germania si è mostrata rigida, stupida, senza una visione lungimirante? Sì. Ma smettiamola con l’idiozia delle svastiche e dei nazismi. Il rischio (che per qualcuno è un desiderio) è quello di attaccare l’Europa (di cui la Grecia fino a prova contraria è parte integrante) per altri motivi, per altre voglie, per altre nostalgie, per altre irrazionalistiche pulsioni. Non è un caso che molte forze politiche europee che hanno elogiato Tsipras due settimane fa, oggi reagiscano stizzite al fatto che la Grecia non sia uscita dall’Europa e che non abbia determinato quel caos che speravano. O c’è qualcuno che pensa che Marine Le Pen (che di svastica in famiglia ha sentito parlare) o Salvini sperassero davvero in un taglio del debito e nel rafforzamento dell’euro e dell’unione? Sono questi i democratici amici dell’Europa?

Trovo inoltre paradigmatico un articolo di Berardi Bifo che sta circolando in queste ore su internet (pubblicato sulla peraltro ottima e storica rivista Alfabeta2) che dichiara – per provocazione? per intensificazione di toni? per convinzione? – che “con gli strumenti della democrazia non se ne esce”, che “la strada della democrazia è chiaramente preclusa”. Ovviamente è la Germania, “un paese che in fatto di terrore ha un’esperienza consolidata”, che si sarebbe incaricata di terrorizzare la Grecia per imporre la finanza globale, cioè di fatto, se capisco bene, per manomettere le democrazie europee (quindi se capisco non c’è via democratica contro l’antidemocratico dispositivo europeo? Che conseguenze devo trarne? Siamo ancora a questo tipo di analisi?). Del resto, dice Berardi Bifo, “mentirei se dicessi che il mio subconscio riesce a distinguere oggi tra la parola Germania e la parola nazista”. Fin qui Berardi Bifo, del cui subconscio si occuperà, nel caso, il suo psicanalista.

Quello che mi pare di registrare (senza attribuirlo a Berardi ovviamente) è il rischio di un ragionamento circolare: si parte dalla svastica per dare a intendere che la democrazia non esiste più, che l’Europa è un eurolager, che ci sono dei nazisti eurocrati e nazionalisti contro dei buoni patrioti e si arriva inevitabilmente ad attaccare le istituzioni europee in quanto tali, non per migliorarle o renderle più efficaci e anche più rappresentative, ma per abolirle. Ma non è lo schema classico di ogni fascismo?

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.