Il video di Macron che parla al telefono con Zelensky la mattina in cui è stata invasa l’Ucraina

Il video di Macron che parla al telefono con Zelensky la mattina in cui è stata invasa l'Ucraina

In un passaggio del documentario Un Président, l’Europe et la guerre (Un presidente, l’Europa e la guerra), andato in onda lo scorso 30 giugno sul canale televisivo pubblico francese France 2, si vede Macron parlare al telefono col presidente ucraino Volodymyr Zelensky la mattina stessa dell’invasione russa dell’Ucraina. Il passaggio sta circolando molto su Twitter dopo la sua diffusione da parte della giornalista americana Eleanor Beardsley, inviata di NPR a Parigi.

Nel video si sente Zelensky raccontare a Macron che i russi hanno inviato forze militari e soldati «ovunque» nelle città ucraine, compresa la capitale Kiev, passando per la Bielorussia. «È inimmaginabile», dice Zelensky a Macron, aggiungendo che «non è come nel 2014: è molto, molto di più». Zelensky si riferiva all’invasione e annessione della penisola ucraina di Crimea, compiuta dalla Russia in modo estremamente rapido e a sorpresa, con molti meno mezzi e senza bombardamenti. Il video ritrae Macron che ascolta in silenzio Zelensky, che definisce quella in corso una «guerra totale» e chiede al presidente francese di parlare personalmente col presidente russo Vladimir Putin e di unire i leader occidentali in uno sforzo diplomatico comune contro la guerra.

Nel documentario da cui è tratto il video il giornalista francese Guy Lagache ha raccontato gli sforzi diplomatici fatti dal presidente francese Emmanuel Macron nei primi mesi di invasione dell’Ucraina, che hanno coinciso tra l’altro col semestre di presidenza francese del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui siedono i rappresentanti dei governi dei 27 paesi dell’Unione.

 

La presentazione dei ritratti di Barack e Michelle Obama che saranno esposti alla Casa Bianca

La presentazione dei ritratti di Barack e Michelle Obama che saranno esposti alla Casa Bianca

Mercoledì alla Casa Bianca, la residenza ufficiale del presidente degli Stati Uniti a Washington, sono stati presentati i ritratti dell’ex presidente Barack Obama e dell’ex first lady Michelle Obama. L’usanza prevede che a ex presidenti e first lady siano dedicati due “ritratti ufficiali” ciascuno: i primi due vengono solitamente presentati alla fine del mandato presidenziale ed esposti alla Smithsonian’s National Portrait Gallery; gli altri due vengono presentati tempo dopo in una cerimonia alla Casa Bianca organizzata dai presidenti in carica, e restano poi esposti per i corridoi e le stanze della residenza presidenziale. Quest’anno, quindi, è stata ospitata dall’attuale presidente Joe Biden – che fu vice di Obama durante i suoi due mandati (dal 2009 al 2017) – e dalla first lady Jill Biden.

(AP Photo/Andrew Harnik)

La cerimonia di presentazione dei ritratti è una tradizione della Casa Bianca che esiste dal 1978 e a cui solitamente presidenti ed ex presidenti mostrano di essere molto affezionati. Era stata però disattesa durante gli anni di presidenza di Donald Trump, che aveva deciso di non organizzare la cerimonia: Barack e Michelle Obama sono così tornati alla Casa Bianca per la prima volta dal 2017, quando finì il mandato da presidente di Barack Obama. L’ultima volta la cerimonia si era tenuta nel 2012, quando Obama aveva ospitato l’ex presidente George W. Bush e l’ex first lady Laura Bush.

I ritratti sono stati commissionati dall’Associazione Storica della Casa Bianca, che li finanzia dal 1965. Sono stati scelti due artisti diversi per i due ritratti: Sharon Sprung per Michelle Obama e Robert McCurdy per Barack Obama. La prima ha detto di aver impiegato 9 mesi per realizzare il ritratto, il secondo ha detto che solitamente le sue opere hanno bisogno di più di un anno per essere completate.

McCurdy è un artista noto per i suoi ritratti a olio molto realistici, che sembrano quasi delle fotografie, e Obama ha approfittato di questa particolarità per scherzare sui propri difetti che emergono dall’opera: «Quello che amo dei lavori di Robert è che ritrae le persone esattamente come sono… nel bene e nel male», ha detto ironicamente nel suo discorso. Poi ha continuato con le battute, dicendo che McCurdy si sarebbe rifiutato di non mostrare i suoi capelli bianchi e di rimpicciolirgli le orecchie, e in generale ha tenuto un tono molto scherzoso per tutto il discorso.

Gli avvertimenti del Liverpool ai suoi tifosi in trasferta a Napoli

Gli avvertimenti del Liverpool ai suoi tifosi in trasferta a Napoli

Le squadre di calcio inglesi, in particolare il Liverpool, hanno del personale dedicato all’assistenza dei tifosi nei viaggi all’estero, dato che quest’ultimi sono soliti muoversi in massa, famiglie comprese. Martedì l’account Twitter dell’assistenza ai tifosi del Liverpool ha pubblicato degli avvertimenti ai tifosi in trasferta a Napoli in cui si legge: «I tifosi non dovrebbero radunarsi nelle aree pubbliche e dovrebbero evitare di isolarsi in aree lontane dall’area portuale. Vi consigliamo vivamente di evitare il centro città. Se avete scelto di visitarlo, tenete conto che potreste essere scippati, rapinati o aggrediti».

Non è la prima volta che il Liverpool o altre squadre inglesi pubblicano avvertimenti di questo genere per trasferte ritenute a rischio, anche in Italia: in passato era successo con i tifosi del Manchester United a Roma, per esempio. Questa volta però gli avvertimenti sono stati ritenuti eccessivi anche da giornalisti e tifosi inglesi, come ha fatto notare Henry Bell, giornalista sportivo in città a seguito del Liverpool.

Nella conferenza stampa di martedì, inoltre, un giornalista italiano ha chiesto a Jürgen Klopp, l’allenatore del Liverpool, se Napoli fosse una città pericolosa. Alla traduzione della domanda, Klopp ha cambiato subito espressione e ha risposto abbastanza irritato: «È una domanda imbarazzante. Vuoi solo fare titoli di giornale. Tu credi che Napoli sia una città pericolosa? Io non lo so, non vivo qui, e ora tu mi chiedi che cosa penso di Napoli. Sai esattamente di che parliamo: se gruppi di tifosi si incontrano, può succedere qualcosa».

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