Ora l’hashtag #ProudBoys usato dai suprematisti bianchi è pieno di foto felici di uomini gay

(Dimitrios Kambouris/Getty Images)
(Dimitrios Kambouris/Getty Images)

Negli ultimi giorni sui social è stato molto condiviso l’hashtag #ProudBoys, dopo che il gruppo della destra estrema americana era finito al centro della discussione per le dichiarazioni decisamente ambigue fatte da Donald Trump durante il primo dibattito presidenziale e che il gruppo stesso aveva cominciato ad usare come uno slogan.

A partire da sabato scorso, però, l’hashtag #ProudBoys ha cominciato ad essere hijacked (cioè dirottato) dalla comunità LGBT+ e non solo, con il risultato di rimandare a messaggi e a foto felici di uomini gay molto proud, orgogliosi: proud boys, appunto. Bobby Berk, protagonista del popolare programma di Netflix “Queer Eye” ha ad esempio twittato una sua foto accanto al marito chiedendo di trasformare #ProudBoys in un hashtag sull’amore e non sull’odio.

L’account Twitter ufficiale delle forze armate canadesi negli Stati Uniti ha a sua volta condiviso l’hashtag con l’immagine di un militare che bacia il suo partner accompagnata dalla bandiera del Canada e da quella arcobaleno.

Il rovesciamento ha funzionato, negli Stati Uniti e non solo:

https://twitter.com/Smienos/status/1312693350068301824?s=20

I Proud Boys esistono dal 2016, quando li fondò Gavin McInnes, un autore e commentatore canadese che fu tra i fondatori di Vice Media e che negli anni ha provato a negare l’affiliazione del gruppo con il neonazismo. In realtà è uno dei movimenti più attivi dell’alt right, la nuova estrema destra americana che da diversi anni porta avanti idee razziste e misogine appellandosi alla libertà di espressione. I Proud Boys, tra le altre cose, sostengono la superiorità della civiltà occidentale, sono islamofobi, apertamente anti-femministi e armati.