La protesta dei calciatori della Norvegia contro lo sfruttamento dei lavoratori in Qatar

(AP Photo/Fermin Rodriguez)
(AP Photo/Fermin Rodriguez)

Nelle prime due partite di qualificazione ai prossimi Mondiali di calcio, la nazionale norvegese ha portato in campo le proteste contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati in Qatar, il paese che nel 2022 ospiterà il torneo. Mercoledì, contro Gibilterra, e domenica, contro la Turchia, i giocatori norvegesi si sono presentati per gli inni nazionali con delle magliette sulle quali era stampato il messaggio «Diritti umani, dentro e fuori dal campo». Nella partita di domenica contro la Turchia, al messaggio è stato aggiunto un invito alle altre nazionali che citava l’iniziativa dei giocatori tedeschi, scesi in campo formando la scritta «Diritti umani» nella partita giocata giovedì scorso. Negli ultimi incontri si sono unite anche Danimarca e Olanda.

Non è un caso che sia stata la Norvegia la prima nazionale a portare in campo la protesta. È infatti il primo paese in cui ha preso piede l’ipotesi di un boicottaggio nei confronti del Qatar. Tutto era partito lo scorso 26 febbraio dall’iniziativa di un piccolo club, il Tromsø, che poi ha ricevuto il sostegno di altri sei club. La questione è stata sottoposta alla federazione che ora deve prendere una decisione, nonostante i suoi dirigenti si siano già detti contrari al boicottaggio: probabilmente sono influenzati dal fatto che, dopo 22 anni di assenza dalla fase finale di un Mondiale, a questo giro la nazionale maschile è molto promettente e sulla carta può ottenere la qualificazione. Anche il capitano, Martin Ødegaard, si è detto contrario al boicottaggio, ma favorevole a portare maggior attenzione sulla questione.