Nella notte di gare alle Olimpiadi di Tokyo il diciottenne tunisino Ahmed Ayoub Hafnaoui ha vinto una medaglia d’oro nel nuoto tanto storica quanto improbabile, almeno in partenza. Hafnaoui si era qualificato alla finale dei 400 metri stile libero con l’ottavo e ultimo tempo buono delle batterie (3:45.68). Nella gara decisiva – da una delle due corsie esterne, che spettano appunto a chi si qualifica con i tempi più alti – è arrivato a sorpresa a giocarsi la vittoria con i favoriti: l’americano Kieran Smith e l’australiano Jack McLoughlin. Ha vinto con un tempo di 3:43.36, migliorandosi di due secondi rispetto alle batterie. Per la Tunisia è la quinta medaglia d’oro olimpica di sempre, la terza nel nuoto.
La squadra di baseball di Cleveland ha cambiato definitivamente nome da Indians a Guardians. Da anni il vecchio nome era al centro di discussioni per la sua connotazione razzista e offensiva nei confronti della comunità nativa americana. Tre anni fa la squadra aveva già rimosso il suo simbolo più famoso, il disegno caricaturale del “Capo Wahoo”, ma aveva mantenuto il nome, nonostante le critiche, in attesa di un rebranding definitivo. Il nuovo nome è stato infine presentato venerdì con un video narrato dall’attore Tom Hanks. Verrà usato dal termine della stagione in corso.
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Guardians fa riferimento alle statue che si trovano sul ponte Hope Memorial, chiamate appunto “Guardiani del traffico” e già raffigurate alcuni anni fa sulla maglia dei Cavaliers, la squadra locale di NBA. Il nome Cleveland Indians era in uso dal 1915 e non era esattamente associato all’immagine di una squadra vincente, come evidenziato anche dal film La squadra più scassata della lega. Cleveland è la città che aspetta da più tempo una vittoria alle World Series, le finali del baseball nordamericano: dall’ultima volta sono passati 73 anni.
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La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo 2020 si è tenuta senza pubblico, in una forma ridotta e rivisitata a causa della pandemia. È mancata quindi la sensazione di assistere a un grande spettacolo, ma non sono mancate performance degne di nota, come quella dei pittogrammi umani. Unendo registrazioni in studio a coreografie in diretta, gli artisti giapponesi Masatomi Yoshida e Hitoshi Ono hanno riproposto dal vivo i cinquanta pittogrammi che indicano le discipline olimpiche (esitando soltanto per un attimo nel badminton).
I primi pittogrammi in ambito olimpico vennero introdotti nel 1936 a Berlino. Alle Olimpiadi di Tokyo del 1964 il loro uso fu esteso, e quattro anni dopo l’architetto messicano Pedro Ramirez Vazquez li perfezionò. Ma fu il designer tedesco Otl Aicher ad affermare l’uso pittogrammi in ambito sportivo con l’identità visuale creata per Monaco 1972, che rimane ancora oggi un punto fondamentale nella storia della grafica europea.