Imu alla Chiesa, spesa pubblica ed F-35

Non è vero che il governo Berlusconi ha tagliato la spesa pubblica e c’è più di qualche dubbio sul fatto che gli F-35 esplodano in volo a causa dei fulmini e che l’IMU alla Chiesa sia impossibile da riscuotere a causa di un errore. Sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nel corso della puntata di Ballarò.

Angelino Alfano, segretario del PdL e Mario Sechi, candidato per la Scelta civica di Mario Monti, hanno discusso in modo molto animato della spesa pubblica negli ultimi anni – Alfano ha mostrato anche un grafico particolarmente disonesto. Sechi ha sostenuto che il governo Berlusconi l’abbia aumentata, Alfano ha detto che invece è stata tagliata. Alfano ha poi accusato il governo Monti di averla alzata e Sechi ha negato. Nessun in studio ha fatto un punto su chi avesse ragione: eppure i dati sulla spesa pubblica ci sono e sono abbastanza incontrovertibili.

Qui potete trovare i dati ISTAT degli ultimi dieci anni, 2012 escluso, sia in valore assoluto, sia in rapporto al PIL. Qui potete trovare i dati del Fondo Monetario Internazionale con una stima per il 2012 aggiornata al settembre 2012 – la spesa pubblica è calcolata in modo differente dall’ISTAT quindi i dati sono leggermente diversi.

Un primo fatto: secondo le uniche stime che siamo riusciti a trovare, quelle del FMI, il governo Monti ha portato la spesa pubblica ad aumentare sia in percentuale al PIL (+1% arrivando al 51% del PIL) sia in termini assoluti ( +11 miliardi, arrivando a 797 miliardi di euro). Un trend di spesa in crescita rispetto al 2011 è confermato anche da un documento della Banca d’Italia.

Un secondo fatto: la spesa pubblica nel corso del governo Berlusconi è aumentata. Potete verificare i dati andando a vedere nei documenti che vi abbiamo fornito sopra. Basta dare un’occhiata alla spesa pubblica nel 2007, ultimo anno governato completamente da Romano Prodi, e confrontarla con la spesa pubblica per il 2009, primo anno governato solo da Berlusconi. Per quanto il governo Berlusconi sia riuscito in seguito a tagliare la spesa pubblica dopo il record toccato nel 2009, questa non è mai scesa, né in termini percentuali né assoluti, sotto il livello raggiunto dal governo di Romano Prodi. Il grafico mostrato da Alfano non mostra la spesa pubblica record del 2009, né quella che, al suo insediamento, trovò il governo Berlusconi.

Sempre Alfano ha sostenuto che il governo Berlusconi non decise gli indici dei beni e dei servizi che sarebbero stati inseriti nel redditometro – quel lungo elenco di un centinaio di cose diverse che avete letto sui giornali. Poco dopo, Alfano ha fatto una leggera marcia indietro, sostenendo che il suo governo non approvò il redditometro proprio perché era stato concepito con quegli indici. Come avevamo scritto la settimana scorsa, il redditometro non solo è figlio del governo Berlusconi insieme ai suoi indici, ma fino a pochi giorni prima della caduta del governo Berlusconi i giornali parlavano della sua introduzione come fosse una questione di pochi giorni.

Nichi Vendola ha definito i JSF F-35, gli aerei da guerra prodotti da un consorzio multinazionale a cui partecipa l’Italia, delle “bombe volanti” che mettono a rischio la vita dei piloti – e che quindi non andrebbero acquistati. La sua fonte sono le indiscrezioni pubblicate dal Sunday Telegraph, e pubblicate in Italia da Repubblica.it a proposito di una supposta vulnerabilità del F-35 ai fulmini. La notizia non è stata riportata da nessun importante quotidiano internazionale.

Anche se la notizia fosse vera, non sarebbe il primo problema del F-35. La storia dei ritardi, dei problemi e degli aumenti nei costi che il JSF F-35 ha incontrato è molto lunga (Il Post se ne è occupato qui). Si tratta di un fenomeno più o meno inevitabile per quanto riguarda le forniture di equipaggiamenti agli eserciti (basta dare un’occhiata alla storia incredibile delle uniformi dell’esercito americano). Probabilmente il programma, che prevede la consegna dei primi aerei tra tre anni agli Stati Uniti, subirà ulteriori ritardi e forse ulteriori aumenti di costo: nulla però che non era stato previsto già diversi anni fa. In ogni caso, è assolutamente certo che quando l’F-35 entrerà in operazione, qualunque problema di esplosione in aria a causa di fulmini sarà già ampiamente risolto.

Intervistando Mario Monti alla fine del programma, Floris ha detto che l’IMU alla Chiesa – o più propriamente: l’IMU per gli enti no profit – è stata introdotta «con un errore tecnico che fa si che non possa ancora essere pagata». Monti ha detto di non sapere nulla di alcun errore e Floris non ha insistito. Noi non abbiamo trovato traccia su internet di questo errore tecnico che impedisce che l’imposta venga pagata.

Per chiarire il punto, facciamo un breve riepilogo del rapporto tra IMU agli enti no-profit e governo Monti. La vicenda comincia all’inizio del governo Monti: il 24 gennaio 2012 viene emanato il decreto legge numero 1 del 2012 che all’articolo 91 bis contiene una modifica della legge del ’92, che a sua volta era stata modificata nel 2006 dal governo Berlusconi. La modifica della modifica voluta da Monti, in sostanza, cerca di fare chiarezza specificando che: gli immobili misti, cioè dove si svolge un attività no profit e una commerciale, devono pagare l’IMU in proporzione allo spazio nell’edificio occupato dalla parte commerciale.

Il decreto legge per essere attuato ha bisogno di un decreto ministeriale che spieghi per bene come procedere. Il decreto arrivò, dopo numerose traversie, e venne pubblicato il 19 novembre sulla gazzetta ufficiale. Il decreto contiene, tra le altre cose, una serie di definizioni. La prima è ovvia: per essere considerati enti no profit – e quindi beneficiare delle esenzioni – bisogna non distribuire utili ai soci. Ma fissa anche una serie di requisiti ulteriori che potete trovare all’articolo 4 – sono scritti in maniera chiara. In sostanza: per avere l’esenzione non basta essere no profit, ma bisogna fornire i propri servizi a titolo gratuito, o comunque a un prezzo inferiore al costo del servizio stesso – ad esempio, se ad un ospedale privato no profit un’operazione medica costa 1.000 euro, non è esentato dall’IMU se fa pagare quell’operazione più di 1.000 euro. Il prezzo poi non può essere superiore alla metà di quello praticato in media dalle altre attività concorrenziale – cioè private – sul territorio.

La Commissione europea, nel 2006, aveva aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per via della legge voluta dal governo Berlusconi che, in sostanza, esentava dal pagamento dell’ICI anche le attività commerciali appartenente a enti no profit. Dopo l’emanazione del decreto ministeriale a novembre, la Commissione europea ha deciso di ritirare la procedura d’infrazione. Il commissario europeo alla concorrenza, Joaquim Almunia, ha detto che quando competono con gli enti commerciali, gli attori no profit non devono godere di vantaggi particolari e, le nuove norme sull’IMU: «assicurano che questo non è il caso». La Commissione ha anche deciso di non richiedere all’Italia di recuperare l’ICI non versata in passato dagli enti no profit perché individuare il non versato è troppo difficile.

Il decreto ministeriale è stato comunque criticato: in particolare il testo è ambiguo per quanto riguarda la misurazione “territoriale” sulla quale si dovrebbe calcolare il prezzo medio di un servizio – come abbiamo detto, per essere esentati dall’IMU, non bisogna far pagare i proprio servizi più della metà di questo costo medio. Sono imprecisioni che certamente andranno perfezionate con circolari ministeriali, ma sono molto lontane dall’errore che impedisce di riscuotere l’IMU di cui ha parlato Floris e di cui noi non abbiamo trovato traccia.

 

 

 

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca