Sul monte il Signore improvvisa

“Ho cambiato idea, ammazzami quel montone lì” (Caravaggio) (Come si vede che era abituato alle maniere forti coi modelli).

25 marzo – Sant’Isacco, millenni fa, a momenti vittima sacrificale, poi patriarca.

La porta si aprì lenta:
mio padre venne a prendermi,
io avevo nove anni. 

Stava innanzi a me, così alto:
i suoi occhi azzurri ardevano,
la sua voce era di ghiaccio.

***

Anche Isacco è tra di noi, Dio sa che ci stia a fare. A proposito di Dio: stiamo tutti attenti a non nominarlo in sua presenza. Non ci è nemmeno chiaro il perché, ma abbiamo tutti paura che una volta o l’altra dia di matto, e lo capiremmo benissimo, peraltro in famiglia non sarebbe il primo caso, vero? Ma sarebbe il più giustificabile – cioè, mettetevi nei suoi panni. Avete nove anni, e vostro padre sbrocca, entra nella vostra stanza e comincia con quei discorsi assurdi

“Ho avuto una visione, 
e tu conosci la forza della mia fede: 
devo fare quello che mi è stato detto”

Scherzo, oh SCHERZO! Abramo! Ma tu credi veramente a qualsiasi cosa ti dica (Andrea del Sarto)

Aveva nove anni, D*osanto. Chi non sarebbe impazzito. Io sarei impazzito. Tu saresti impazzito. Siamo tutti impazziti prima o poi. Gli antropologi prima o poi se ne accorgeranno. Siamo povere scimmiette con un cervello super-sviluppato che ci preme dappertutto la scatola cranica, e poi ci è cresciuto quel pollice reversibile che possiamo usare per tantissime cose che la nostra fantasia psicotica ci mostra di notte, ad es.: sacrificare i figli per smettere di avere gli incubi. Isacco queste cose le sa, è per questo che tace secondo me. Isacco non vuole più averci a che fare, sta in un angolo, mangia quaglie per lo più. Nessuno lo invita a giocare al tavolo di Matteo. Neanche una partitella a freccette con Sebastiano, niente. Tiene la testa bassa, in millemila anni nessuno gli ha dato una seria occhiata al collo. Insomma come siano andate davvero le cose nessuno lo sa. Bisognerebbe avere la faccia tosta di sedercisi davanti e dire: Isacco, figlio di Abramo, padre di Giacobbe anche se preferivi suo fratello, com’è andata davvero sul monte?

Poi gli alberi si fecero più radi, 
il lago un piccolo specchio, 
e ci fermammo a bere del vino: 

Gettò via la bottiglia vuota, 
(dopo un minuto la sentii infrangersi) 
e mise le sue mani sulle mie. 

Mi sembrò di vedere un’aquila, 
ma avrebbe potuto essere un avvoltoio, 
non ho mai saputo decidermi. 

Quindi mio padre innalzò un altare; 
mi guardò una volta appena, 
sapeva che non sarei fuggito.

Fin qui tutto bene… (continua)

E noi veniamo su così, questo è da un manuale di catechismo per quarta elementare.

Fin qui tutto bene. Però poi c’è chi dice che l’angelo fermò la mano di tuo padre quando era ancora alta su di te – è la cosa più intuitiva; chi dice che quello psicopatico fece comunque in tempo a lasciarti una ferita che poi ti costò vari mesi di prognosi riservata nel Paradiso Terrestre o in qualche altra clinica privata. E c’è persino chi dice che sei morto in quel momento, che tu non sei proprio l’Isacco originale, che D** ****O lo avrebbe sostituito con un modello nuovo tutto insufflato di non so che anima divina, quante se ne dicono qua al bar. C’è che abbiamo tutto il tempo che vogliamo, è un po’ questo il problema. E allora per esempio a me a volte vien da pensare che il Tizio lassù abbia semplicemente improvvisato, cioè: non lo sapeva nemmeno lui come sarebbe andata a finire, si sarà detto boh, improvvisiamo. Poi, all’ultimo momento, un montone nei cespugli… benedetto montone.

Ci proviamo a cambiare argomento. Ma a Isacco non interessa lo sport, non s’intende di politica. Isacco, hai sentito Obama a Gerusalemme? Tu che ne dici? Isacco, ma quando D*… che palle questi asterischi però, io non so come facciano. Senti, quando il Boss ti suggerì di emigrare nel Paese dei Filistei, lo so, un anacronismo bello e buono, però quindi ci stavano già i Filistei prima che ci arrivassi tu, lo dice la stessa Bibbia che usano i Coloni, no? E “Palestina” ha la stessa radice di “Filistei”, quindi, scusa, ma ‘sti Coloni cazzo vogliono? Ma neanche della Bibbia si fidano? Che poi come andò a finire quella storia dei pozzi? Che tu li aprivi e loro te li chiudevano, ma poi alla fine la pace l’avete fatta sì o no? Ma ti rendi conto che stanno ancora giocando allo stesso giochino quattromila anni dopo, com’è possibile? È che siamo condannati a recitare copioni già scritti? Oppure chi scrisse il primo copione aveva la stessa nostra mancanza di fantasia? Eddai Isacco, non ci hai proprio niente da dire?

Voi, che alzate altri altari 
per sacrificare altri figli, 
non dovete farlo più. 

Un piano non è una visione, 
e nessuno vi ha tentato, 
né un dèmone, ne un Dio: 

Voi che state innanzi a loro 
con lame consumate dal sangue, 
voi non c’eravate ancora, 

quando io giacevo sul monte, 
e la mano di mio padre tremava 
per la bellezza di una Parola.

Perché quel faccino triste, piccolo Isacco?

Alla fine Isacco se volesse dirmi qualcosa probabilmente mi direbbe Senti, non ne so nulla, non ho visto nulla, forse ero cieco tutto il tempo. E non credo di essere mai esistito – quel pezzo di Bibbia ha l’aria di un prequel scritto alla fine, come i primi episodi di Guerre Stellari. Però alla fine lascia perdere l’aneddotica, io e mio padre possiamo anche essere un’invenzione letteraria, ma quel che importa è che sia successo qualcosa prima o poi da qualche parte. E deve essere successo, lo capisci? Prima o poi un padre preistorico deve aver messo giù la scure e deve aver detto alle voci nella sua testa Vaffanculo, io non lo sacrifico mio figlio, al massimo un montone. Mi terrò gli incubi, mi terrò quel che mi devo tenere, ma mio figlio no. È successo. Forse è successo migliaia di volte a un migliaio di padri pazzi tutto intorno alla mezzaluna fertile. Oppure è successo una volta sola a un padre un po’ meno pazzo degli altri. Quel padre era mio padre, e io sono Isacco, il primo figlio.

Tu che ora mi dici fratello,
perdonami se chiedo:
secondo il piano di chi?

Se tutto torna cenere
ti ucciderò, se devo,
ti aiuterò, se posso.

Se tutto torna cenere
ti aiuterò, se devo,
ti ucciderò, se posso.

E pietà per le nostre uniformi:
uomini di pace, o uomini di guerra,
ogni pavone ha la sua ruota.

(I versi di Isacco non sono della Bibbia, ma del maestro Cohen – preferisco).

Leonardo Tondelli

Da Modena. Nel 1984 entra alla scuola media, non ne è più uscito. Da 15 anni scrive su uno dei più verbosi blog italiani, leonardo.blogspot.com. Ha scritto sull'Unità e su altri siti. Sul Post scrive di Dylan e di altri santi del calendario.