Perché il Pd starà con Monti

A questo delicato tornante, se dovessimo puntare un euro punteremmo su un accordo sul mercato del lavoro e su un esito controverso della partita sulle liberalizzazioni: il decreto è talmente ampio e articolato che ognuno potrà trovarci il meglio e il peggio, a piacere. Ma il tema del momento, lo sappiamo, è la tenuta del Pd nel pieno della trattativa fra governo e sindacati. Dovessimo giudicare dai giornali, la stessa unità del partito è messa seriamente a rischio, fino al limite della rottura. La logica delle cose va in tutt’altra direzione. I dirigenti democratici faranno i bravi.

Per prima cosa leggeranno con attenzione cosa si dice a proposito dell’opinione dei loro elettori: i quali stanno con Monti, a larghissima maggioranza e soprattutto a proposito di riforma del mercato del lavoro. Non è strano: chi conosce le ingiustizie e le iniquità del lavoro non può che tifare perché le cose cambino, non può desiderare di conservare l’attuale babele contrattuale e lo sterminato mondo degli esclusi e non garantiti. Quelli poi che nel Pd invocano ogni giorno il ritorno al primato della politica torneranno a studiare un po’ di classici, casomai avessero dimenticato che partiti e sindacati fanno mestieri diversi. E che le leggi le fa il parlamento. La concertazione è massimamente auspicabile, soprattutto in tempi di crisi come dice Bersani. Ma la Costituzione non può essere stravolta fino al punto di delegare a Bonanni e Camusso la potestà legislativa.

Infine c’è il Pd. Immagino che tutti, nel Pd e in particolare nella sua segreteria, vogliano vincere le prossime elezioni. Allora ricordino che a votare ci vanno tutti gli italiani. Non solo quelli di sinistra, non solo quelli sindacalizzati, non solo quelli della Cgil, non solo i lavoratori attivi della Cgil (e nel décalage numerico ci fermiamo qui, senza restringerci addirittura alla Fiom di Landini, ormai stravolta rispetto alle sue grandi tradizioni fino a farne un partitino di estrema sinistra). Verrà un giorno in cui a Bersani verrà chiesto: ma quando sarà premier, le scelte le farà lei o le faranno Cgil e Cisl? Lui potrà rispondere solo in un modo, se non vorrà davvero lasciare campo libero a competitori più svincolati da interessi organizzati.

Per essere creduto quel giorno, Bersani deve fare la cosa giusta oggi. Che coincide con la difesa dell’autonomia del Pd. Lui lo sa. Anche per questo ieri sera l’incontro con Monti è andato bene. Anche per questo, placati gli ardori giovanili dei suoi ragazzi, Bersani continuerà a sostenere e aiutare Monti: dovesse andare male al Professore, la prima vera vittima sarebbe proprio il Segretario.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.