Monti fa lo scoop

Lo davano per spompato, ma ieri sera Mario Monti s’è dimostrato reattivo. Le nomine ai vertici della RAI sono dalla notte dei tempi il momento catartico dei compromessi politici, l’attimo solenne nel quale si misurano i rapporti di forza fra governi e partiti. Stavolta la decisione è stata totalmente, radicalmente estranea alle logiche di bilanciamento politico.

Il primo giudizio sarà inevitabile. Tra Anna Maria Tarantola, nuovo presidente, e Luigi Gubitosi, nuovo direttore generale, siamo al trionfo della casta bancaria. Versione istituzionale nel primo caso, versione manageriale nel secondo. Si dirà anche: dov’è la competenza per guidare un’azienda culturale? In realtà la governance cambia nella sostanza. Il presidente è di livello istituzionale, punto: un’autorità di garanzia. Quanto a Gubitosi (che è solo un’indicazione, la conferma spetterà al CdA), la RAI ha avuto prima di lui altri manager estranei al mondo televisivo. Dovrà gestire i conti, che nel caso specifico è un dramma: ai palinsesti penserà qualcun altro.

I primi commenti degli “addetti ai lavori” sono di sorpresa e disappunto. Peccato che gli addetti ai lavori siano tra i maggiori complici dei guai fatti in RAI per decenni dai partiti. Bene fa il PD a dare il via libera rimanendo però fuori dal CdA.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.