Mondi paralleli

Non è rilevante un ennesimo caso di notizia che non lo era sulle prime pagine dei quotidiani italiani: una più, una meno, ormai sappiamo che non sono eccezioni. Ma in questo caso l’esempio è validissimo per rendersi conto che la quantità di notizie false che leggiamo non sono solo volatili inganni nella massa delle informazioni che accogliamo continuamente. Sono invece un fattore rilevante di costruzione nella nostra testa di una realtà inventata, di un mondo che non c’è, di una idea parallela e falsa delle cose intorno a noi.

In prima pagina su Repubblica, domenica, c’è questo titolo.

Le ragazze sono sempre più cattive un bullo su tre è donna

L’articolo è un commento della scrittrice Mariapia Veladiano, che sceglie di accogliere la richiesta di scrivere ricevuta dal giornale con un compromesso un po’ acrobatico, indicato nell’incipit: «Viene la tentazione di non crederci molto»…
La pagina intera che ospita il commento stesso e l’articolo sulla “notizia” ha ancora questo titolo.

Dal web alla scuola la carica delle bulle “Un violento su tre è una ragazza”

L’uso delle virgolette è un canone dell’inganno titolistico contemporaneo: non è che nessuno abbia detto quella cosa – come siamo abituati a pensare dei virgolettati -, ma si mette tra virgolette un riassunto di una tesi allarmante e infondata attribuendola così a qualcun altro. È lo sdoganamento della notizia falsa, con l’alibi che non la stia dando il giornale.
Veladiano stessa, appunto, nel suo commento ritiene saggiamente di parlare d’altro piuttosto che di quel dato che non la convince. L’articolo su un sondaggio fatto tra gli studenti – di non si sa quale affidabilità, citato molto genericamente – invece lo conferma.

Il dossier della polizia sul cyberbullismo contemporaneo, costruito da Skuola.net, racconta che ormai le offese e le botte partono da bambine-ragazze una volta su tre. Le giovani ragazze sono sempre più violente

Ora, a parte che per usare le formule “ormai” e “sempre più” si dovrebbe avere un raffronto con il passato. Chi ci dice che non fossero di più, a una ricerca precedente?
Ma il punto è che il sondaggio arrivato nelle redazioni nella pratica forma del comunicato stampa ricco di dati e allarmi da parte del sito “Skuola.net” e celebrazioni del lavoro della Polizia Postale, non dice mai la cosa riportata in quei titoli e in quel passaggio (e a cui la stessa Veladiano è tentata di non credere). La presunta notizia esaltata da quei titoli, pure in prima pagina, deriva infatti da undici parole seminate sbrigativamente nel testo di un comunicato, e che dicono questo:

1 vittima su 3 denuncia la presenza femminile tra gli aggressori

E se siete meno sbrigativi, o più in buona fede, del titolista del giornale, noterete che è – anche a voler prendere sul serio un dato esposto così sommariamente – una informazione assai diversa da “un bullo su tre è donna”. Dice infatti che in un caso su tre di bullismo, tra i bulli – che come si sa sono più frequentemente numerosi che soli – ci sarebbe anche almeno una femmina, e non si dice quanti maschi.
Ciò nonostante, oggi i lettori del quotidiano lo chiuderanno avendo assunto che “Le ragazze sono sempre più cattive e un bullo su tre è donna”. E questa – piccola cosa, un esempio come un altro, molti lo dimenticheranno, si spera – non è la realtà che li circonda, né il mondo in cui vivono: è un mondo parallelo, che esiste nelle teste di tutti e noi dove viene quotidianamente costruito – con parti di vero, parti di falso, parti di esagerato, tutte mescolate – da una cospicua corrente dell’informazione giornalistica.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).