La verità è che non sanno che fare

L’attesa era fortissima. Ora però ne sappiamo quanto ne sapevamo ieri. Cioè niente. Non solo noi. Non ne sa nulla quella inedita e preziosa alleanza dei produttori che è stata inutilmente convocata a palazzo Chigi. Non ne sanno nulla gli operatori finanziari, lasciati a cavarsela nella mostruosa tempesta borsistica. Non ne sanno nulla i partiti. Non ne sanno nulla, figurarsi, i cittadini: come lavoratori, contribuenti, imprenditori, risparmiatori, pensionati, consumatori, in qualsiasi veste abbiano paura per il futuro. Non sappiamo nulla di come l’Italia potrebbe uscire dall’emergenza per il semplice drammatico motivo che non sa nulla chi dovrebbe fare le scelte. Chi ha promesso di fare «presto e bene». Chi si vantava di aver già avviato tutte le misure necessarie e ieri ha dovuto ammettere che invece «tutto è cambiato» e che la manovra «va completamente ristrutturata».

Non lo dice più solamente Bersani, che il problema principale dell’Italia è la nullità che si trova alla guida del paese.
Il primo degli editoriali del Financial Times di ieri concedeva a Berlusconi un’ultimissima chance di dimostrare che tiene più agli affari pubblici che ai propri. Ma senza nutrire alcuna fiducia: «Ciò che l’Italia sta soffrendo non deriva da un colossale deficit di bilancio, ma da un colossale deficit di leadership politica». E la Borsa di Milano non aveva ancora chiuso, peggiore d’Europa, a meno 6,6 per cento. E il presidente del consiglio non aveva ancora confermato – davanti a Marcegaglia, Mussari, Camusso, Bonanni e gli altri – il proprio stato di stordimento.

Gianni Letta ha annunciato, e senza ironia, l’apertura di almeno tre o quattro tavoli di concertazione: così l’ennesimo dei tanti «momenti della verità» è sfumato, come i precedenti, nel rinvio causato dai veti nella maggioranza.
Oggi alla camera se ne consumerà un altro, dove almeno le opposizioni potranno confrontarsi con Tremonti. Sarà altrettanto deludente, temiamo. Del resto, perfino il prossimo “decisivo” consiglio dei ministri pare evento remoto, avvolto nelle nebbie.

Alla fine, anche chi vorrebbe collaborare, con le migliori intenzioni, potrà trovarsi a prendere atto che nessuna casa che brucia può essere salvata se il pompiere rimane immobile, attanagliato dal terrore e dall’incapacità.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.