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  • Lunedì 22 dicembre 2025

Cos’è questa flotta fantasma che trasporta petrolio in tutto il mondo

La rete di navi usate da Russia, Iran e Venezuela per aggirare le sanzioni, ora al centro dei sequestri degli Stati Uniti

La petroliera Evana al porto di Puerto Cabello, Venezuela, domenica 21 dicembre (AP Photo/Matias Delacroix)
La petroliera Evana al porto di Puerto Cabello, Venezuela, domenica 21 dicembre (AP Photo/Matias Delacroix)
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Nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno sequestrato due petroliere al largo del Venezuela e hanno cercato di abbordarne una terza, come parte di una campagna di pressione per rovesciare il regime del presidente venezuelano Nicolás Maduro. Da tutt’altra parte, l’Ucraina ha intensificato gli attacchi verso petroliere russe nel mar Baltico, nel mar Nero e anche nel Mediterraneo. Entrambe le operazioni hanno come obiettivo la “flotta fantasma”, ossia l’insieme di navi usate per trasportare e vendere petrolio aggirando le sanzioni internazionali, in modo ben poco trasparente: operano tramite una rete di imbarcazioni, società finanziarie e assicurative create appositamente per rendere complesso tracciare proprietà, rotte e carichi delle navi.

Russia, Iran e Venezuela sono i paesi che usano maggiormente questo sistema per sostenere le proprie economie continuando a vendere grandi quantità di petrolio, destinato principalmente a Cina e India, ma a volte anche ai paesi occidentali che hanno approvato le sanzioni.

La petroliera Boracay, che appartiene alla cosiddetta flotta fantasma russa, il 2 ottobre 2025 sulla costa atlantica francese (AP Photo/Mathieu Pattier)

Stimare quante siano le navi della flotta fantasma è complesso: tutti gli analisti e i siti specializzati concordano sul fatto che il numero è notevolmente aumentato dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, quindi dal febbraio del 2022: prima erano meno di 500, oggi sarebbero fra le 1.000 e le 1.500 e secondo la piattaforma di monitoraggio Kpler, citata dal País, potrebbero essere più di 3mila. Sono usate anche per altri trasporti di merci illegali o sotto sanzioni, ma il carico principale è il petrolio: le petroliere della flotta fantasma sono circa il 15-20 per cento di quelle totali in circolazione. Sono diventate un fenomeno diffuso a partire dal 2012, dopo l’imposizione delle sanzioni statunitensi all’Iran, e sono cresciute dopo quelle al Venezuela del 2019.

Sono perlopiù navi vecchie, comprate sul mercato dell’usato quando sono già vicine al momento in cui dovrebbero essere smantellate. La reale proprietà delle navi è mascherata da una rete di società di comodo, che spesso fanno riferimento a semplici caselle postali alle Seychelles, nelle Isole Marshall, negli Emirati Arabi o in altri stati con regolamentazioni fiscali piuttosto lasche. Le navi cambiano nome di frequente, e cambiano bandiera altrettanto spesso: a questo scopo fanno registrazioni false in paesi in cui i controlli non sono efficaci oppure le ottengono online su siti falsi, come l’Amministrazione marittima delle Isole Matthew (disabitate), o un finto Servizio Marino del Malawi, stato africano senza sbocchi sul mare all’oscuro di aver registrato almeno 40 navi russe. In alcuni casi hanno documenti, registrazioni e certificati di proprietà totalmente falsi.

Non possono usare assicurazioni occidentali, per cui spesso fanno ricorso a opache compagnie russe o viaggiano senza certificati assicurativi validi.

– Leggi anche: Il petrolio del Venezuela, al centro di tutto

Soldati francesi sul ponte della Boracay (AP Photo/Mathieu Pattier)

Per non essere tracciabili, quando si avvicinano ai porti di destinazione o quando devono caricare il petrolio da paesi sanzionati spengono i propri transponder, cioè il sistema che permette di rilevare la posizione delle imbarcazioni. Altre volte, come accaduto per la prima nave sequestrata dagli Stati Uniti in Venezuela, la Skipper, mascherano la loro reale posizione attraverso lo spoofing, la pratica con cui alcune strumentazioni militari riescono a sostituire i veri segnali GPS con altri falsi, che indicano una località diversa da quella reale. Il segnale GPS della Skipper indicava che fosse al largo della Guyana, mentre era vicina alle coste del Venezuela.

Un altro degli espedienti utilizzati è quello di trasferire il carico di petrolio da una nave all’altra in acque internazionali: in questo modo il petrolio passa da una nave “fantasma” a una nave “legittima”, e può essere venduto quasi sempre senza problemi.

Oltre a rendere inefficaci le sanzioni, il traffico di navi fantasma comporta enormi rischi. A bordo di navi vecchie e malandate sono più probabili esplosioni, incendi e sversamenti di petrolio, con gravi danni per l’ambiente marino. L’assenza di assicurazioni rende impossibile rivalersi in caso di incidenti e i dipendenti a bordo di queste navi non hanno regolari contratti né diritti.

– Leggi anche: L’Ucraina ha colpito una petroliera russa nel Mediterraneo

La petroliera iraniana Fortune a Puerto Cabello, in Venezuela, nel 2020 (AP Photo/Ernesto Vargas)

La Russia è il paese che utilizza il maggior numero di queste navi: l’Unione Europea ne ha schedate oltre 500, ma si ritiene che siano anche di più. Di recente il governo russo ha iniziato a sfidare apertamente le autorità internazionali, scortando con mezzi militari le petroliere “fantasma” o facendo circolare navi di questo genere con bandiera russa, senza quindi nemmeno cercare di falsificarla. Rapporti di intelligence e inchieste giornalistiche segnalano inoltre la presenza di contractor militari russi su alcune di queste navi, che si ritiene possano essere implicate in episodi della cosiddetta “guerra ibrida” condotta dalla Russia soprattutto contro paesi europei tramite atti di intimidazione come il lancio di droni spia, il sabotaggio dei cavi di dati sottomarini e altre operazioni di disturbo delle reti.