Gli autonomisti di Stromboli
Un comitato sta raccogliendo le firme per fare un referendum e separarsi dal comune di Lipari, il cui sindaco è piuttosto contestato

Da qualche mese un comitato civico di Stromboli, l’isola vulcanica nell’arcipelago delle Eolie, in Sicilia, ha avviato una raccolta firme per far indire un referendum con l’obiettivo di rendere l’isola un comune autonomo. Stromboli fa infatti parte del comune di Lipari, l’isola più grande dell’arcipelago, insieme ad altre cinque delle sette isole Eolie. Molti residenti vorrebbero ora separarsene, a causa in particolare di una forte insoddisfazione per come sono state gestite le alluvioni che negli ultimi anni hanno colpito l’isola.
L’istituzione di un nuovo comune è regolata da una legge regionale, e serve appunto un referendum. Ci sono diversi casi possibili: nel caso di Stromboli occorre prima raccogliere le firme di almeno un terzo delle persone residenti con diritto di voto. Sull’isola di Stromboli abitano 872 persone, tra l’omonimo centro abitato alle pendici del vulcano e Ginostra, il borgo dall’altra parte dell’isola. Elettori ed elettrici sono 597, secondo numeri forniti dal comune di Lipari, a cui vanno aggiunte altre 234 persone iscritte all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero): in tutto quindi 831 persone con diritto di voto. Al momento sono state raccolte circa 350 firme.
Una volta terminata la campagna, le firme e i documenti relativi alla proposta dovranno essere inviati all’assessorato regionale delle Autonomie locali e della funzione pubblica, che verificherà i documenti, l’autenticità delle firme ed eventualmente autorizzerà il referendum.

Una manifestazione di protesta degli abitanti di Stromboli dopo l’alluvione dello scorso autunno, 14 novembre (ANSA/ SALVATORE SARPI)
Rosa Oliva, responsabile della Pro Loco e una delle promotrici della raccolta firme, parla di «totale abbandono» dell’isola da parte dell’amministrazione comunale nell’ultimo anno. Secondo il comitato, se Stromboli fosse un comune a sé sarebbe molto più facile gestire i problemi dell’isola, sia quelli grossi come le conseguenze di alluvioni e incendi, sia quelli di portata più limitata ma comunque significativa come i rifiuti e le moltissime capre che negli anni hanno colonizzato l’isola.
A Stromboli i danni erano stati parecchi soprattutto dopo le alluvioni avvenute nell’agosto del 2022 e tra ottobre e novembre del 2024. I vari torrenti che scorrono sui versanti del vulcano, e che arrivano fino alle case, si sono riempiti dei detriti prodotti dalle frequenti eruzioni: quando ci sono state piogge molto forti, i torrenti hanno trascinato a valle fango, massi e molta acqua, invadendo strade e case. Si sta ancora lavorando per risolvere la situazione.

Una strada di Stromboli piena di fango, 12 agosto 2022 (ANSA/MATTIA MORANDI)
A marzo il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per Stromboli per gli eventi dell’autunno precedente, stanziando oltre un milione di euro per gli interventi. Ma i promotori della raccolta firme per l’autonomia ce l’hanno soprattutto con il sindaco di Lipari Riccardo Gullo, che era stato nominato commissario straordinario per la prima emergenza nel 2022, finita nell’agosto del 2024 (c’è però ancora tutta la fase di gestione ordinaria degli interventi). I promotori sostengono che in questi anni non siano stati realizzati gli interventi di messa in sicurezza dell’isola previsti dal piano approvato nel 2023, per cui il governo aveva stanziato quasi sedici milioni di euro.
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Domenico Russo, responsabile del servizio della Protezione civile del comune di Lipari, dice che l’eruzione del vulcano e l’alluvione del 2024 hanno completamente cambiato il modo di comportarsi dei torrenti, e quindi gli interventi pianificati fino a quel momento non vanno più bene. Spiega che si è dovuto fare un nuovo studio e che adesso il progetto è pronto, sono in corso le ultime verifiche. «È un’isola complessa, dove le case sono state costruite a ridosso dei torrenti, cosa che ha complicato tutto ulteriormente», aggiunge.
I detriti più grossi sono stati rimossi dalle strade dopo le alluvioni. Quest’estate poi i tecnici dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, che è l’ente competente, hanno svuotato i torrenti dai detriti e dal fango accumulati dopo l’alluvione del 2024. Hanno anche montato due reti “para colate”, che servono cioè a trattenere il materiale più grande – rocce, grossi tronchi – impedendogli di raggiungere i centri abitati. Russo dice che questi interventi servono a evitare il peggio in caso di altre alluvioni, in attesa di interventi più strutturali come la creazione di vasche di deposito per raccogliere e contenere a monte acqua e detriti.
Se anche il comitato riuscisse a ottenere il referendum, non è però scontato che Stromboli possa davvero diventare un comune a sé. Per legge è infatti vietata l’istituzione di nuovi comuni con meno di cinquemila abitanti. Oliva dice che il comitato punta comunque a ottenere una deroga alla norma e sta sollecitando alcuni politici regionali affinché propongano un emendamento che renda valida l’eventuale vittoria del referendum.
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