Il governo australiano proverà ad acquistare le armi dai cittadini
In modo da ridurre il numero di quelle in circolazione, dopo l'attentato a Bondi Beach

Un graffito in memoria delle 15 vittime della sparatoria di Bondi Beach, vicino al luogo dell'attentato, 19 dicembre 2025 (AP Photo/Steve Markham)
Dopo l’attentato di domenica scorsa a Bondi Beach (a Sydney), in cui sono state uccise 15 persone, il governo australiano ha detto di voler avviare una nuova campagna di riacquisto di armi con l’intento di ridurre il numero di quelle in circolazione. Vuole cioè comprare dai cittadini le armi “in eccesso”, ossia in più rispetto a quelle detenute con regolare permesso, quelle illegali e anche quelle che lo diventeranno dopo che avrà ulteriormente inasprito le regole sul loro possesso, come ha in programma di fare. Il primo ministro Anthony Albanese ha detto che con il programma dovrebbero essere acquistate «centinaia di migliaia di armi».
Il progetto dovrà essere approvato dal parlamento, dove il Partito Laburista al governo ha la maggioranza alla Camera ma non al Senato. Nei piani del governo il riacquisto dovrebbe essere gestito a livello locale, e finanziato per metà dagli stati e per metà dal governo centrale.
L’Australia aveva già avviato un’iniziativa simile nel 1996, quando il governo conservatore di John Howard in un anno acquistò a prezzo di mercato 650mila armi da fuoco dopo la sparatoria di Port Arthur, la più grave nella storia australiana recente, in cui furono uccise 35 persone. Dopo l’attentato il governo avviò anche un grosso progetto di riforma delle norme sulla detenzione di armi, che diventarono tra le più restrittive al mondo.
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Il ministro degli Interni Tony Burke (sinistra) e il primo ministro Anthony Albanese durante una conferenza stampa di fronte al parlamento di Canberra, 19 dicembre 2025 (Photo by Hilary Wardhaugh/Getty Images)
Oggi in Australia sono in circolazione circa 4 milioni di armi: una ogni sette australiani. Questo ha a che fare con alcuni problemi nell’applicazione delle leggi sulla detenzione di armi, secondo cui le persone che chiedono una licenza dovrebbero dimostrare una valida ragione per averla. Dopo l’attacco di Sydney molti hanno fatto notare come uno degli attentatori, Sajid Akram, ucciso sul luogo dell’attentato, avesse un regolare permesso per la detenzione di sei armi da fuoco, anche se apparentemente non aveva motivo di averne così tante.
Il governo, insieme ai rappresentanti locali, sta anche valutando di introdurre un limite al numero di armi che una persona può detenere, e il requisito della cittadinanza australiana per il possesso di armi (Sajid Akram aveva il passaporto indiano, ma i suoi figli, incluso l’altro attentatore Naveed, sono cittadini australiani).
Il governo ha anche annunciato un ulteriore rafforzamento delle leggi contro i crimini d’odio, che dovrebbe rendere più semplice arrivare a una condanna. L’attentato è stato compiuto a un evento della comunità ebraica locale organizzato in occasione della prima sera di Hanukkah, una delle festività più importanti dell’ebraismo, e la polizia ha detto che gli attentatori si sono ispirati al gruppo terrorista dello Stato Islamico (ISIS).
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