Gli Oscar su YouTube sono una grande vittoria sia per gli Oscar che per YouTube
E anche per gli spettatori non statunitensi

Anche tra gli osservatori statunitensi in pochi si aspettavano che, tra le molte offerte per l’acquisto dei diritti di trasmissione della cerimonia di consegna degli Oscar, sarebbe stata scelta quella di YouTube. La ABC, la rete televisiva che trasmette l’evento dal 1976, continuerà a farlo fino alla scadenza del contratto, nel 2028. Ma dall’edizione successiva, che simbolicamente sarà la 101esima, lo farà YouTube almeno fino al 2033.
La cerimonia viene trasmessa online già da alcuni anni su Hulu, una delle piattaforme del gruppo Disney (di cui fa parte ABC), ma non era scontato che i diritti sarebbero andati a uno streamer puro, cioè privo di un canale televisivo tradizionale alle spalle, come è YouTube.
Secondo Deadline, testata molto informata sulle questioni industriali, l’offerta fatta da Alphabet (l’azienda proprietaria di Google e quindi di YouTube) all’interno della consueta asta per i diritti televisivi degli Oscar che si tiene ogni volta che scade il precedente contratto, è stata la più alta di molto. Decisamente superiore ai 100 milioni di dollari pagati l’ultima volta da Disney.
Sempre Deadline riporta che ABC non sarebbe disperata per aver perso la cerimonia. Negli ultimi dieci anni infatti gli Oscar hanno subito un drastico calo degli ascolti. Nel suo anno migliore, il 1998 (quello di Titanic), la trasmissione toccò il record di 57 milioni di spettatori negli Stati Uniti. Quest’anno invece è stata vista da poco meno di 20 milioni di persone, un risultato comunque considerato positivo e superiore agli anni peggiori, quelli della pandemia, quando gli spettatori arrivarono a 10 milioni. Le cause sono molteplici e riguardano sia i problemi della televisione, sempre meno seguita, sia quelli degli Oscar, che dai film commerciali sono passati a premiare sempre più film indipendenti e, in certi casi, anche non americani (come accadde con Parasite), che interessano meno al pubblico televisivo statunitense.
Non saranno i primi premi del cinema a essere trasmessi solo via streaming: già quelli del sindacato degli attori, i SAG Awards, dal 2026 saranno in esclusiva su Netflix, e si chiameranno Actor Awards.
Variety riporta che l’accordo con YouTube è stato accolto con entusiasmo dall’Academy, che non lo considera una retrocessione bensì una promozione. Con YouTube non ci saranno problemi di ascolti, il suo sistema di misurazione dell’audience è infatti completamente diverso e imparagonabile con quello televisivo, e può garantire la maggiore penetrazione possibile online. Anche solo considerando chi la utilizza dal televisore infatti YouTube è la piattaforma di streaming con più utenti al mondo.
Inoltre YouTube ha acquistato il diritto a trasmettere non solo la diretta della cerimonia di premiazione, con tutto ciò che la precede e la segue (il red carpet e il Governors Ball, la festa a cui sono invitati i vincitori), ma anche le attività che si svolgono durante l’anno, come la cerimonia dei premi alla carriera che si tiene a novembre. Anche quello è un evento con molti personaggi celebri, e quest’anno ha fatto parlare di sé per il discorso tenuto da Tom Cruise.
È abbastanza sicuro che da quando sarà su YouTube la cerimonia cambierà, prima di tutto per i paesi che non sono gli Stati Uniti. Quando ABC acquistò i diritti di produzione e trasmissione della cerimonia, la serata era molto diversa da com’è oggi. Fu ABC a modernizzarla, a introdurre tempi più serrati, a creare alcune delle ritualità più note (come i monologhi dei presentatori) e a trasformarla in un prodotto televisivo. Lo fece non solo per migliorare gli ascolti, ma anche per permettere ad altri canali nel mondo di acquistare i diritti per la trasmissione nei propri territori e, se lo desideravano, integrarla dentro una propria trasmissione con conduttori locali. È quanto accaduto per esempio in Italia per molti anni, sia su Sky che l’anno scorso sulla Rai. Questo approccio permetteva ad ABC e all’Academy di generare ulteriori profitti, ma poteva escludere nazioni che non avevano interesse all’acquisto.
YouTube invece è già presente in quasi tutti i paesi del mondo, ed è già noto che adatterà la trasmissione alle diverse lingue usando le sue tecnologie per la sottotitolazione e il doppiaggio in tempo reale, che nel 2029 saranno ancora più avanzate. Non ci saranno quindi commentatori o studi televisivi in ogni nazione: tutti assisteranno alla medesima trasmissione integrale, nella propria lingua o in quella originale.
Quello che ancora non è chiaro è se il nuovo accordo conferisca all’Academy un maggiore potere decisionale sull’impostazione della cerimonia, ma è probabile. Negli ultimi anni ci sono stati numerosi attriti con ABC, che per ragioni televisive e per contrastare il calo degli ascolti ha spinto per ridurre la durata della cerimonia e per eliminare i premi considerati minori, nel tentativo di trasformarla da celebrazione dell’industria a programma d’intrattenimento.
Nonostante dal 2022 YouTube abbia i diritti di trasmissione di alcune partite dell’NFL – il principale campionato di football americano – con le relative trasmissioni, attualmente non è strutturata per gestire una diretta così complessa e articolata come quella degli Oscar. Ha tre anni per organizzarsi, ma sembra plausibile che l’Academy voglia farsi carico di parte della produzione per ottenere un controllo maggiore, specialmente considerato che la cerimonia non avrà vincoli di palinsesto.
Per YouTube si tratta di una grande vittoria, anche se già da qualche anno gli Oscar sono guardati di fatto su YouTube, il giorno dopo, tramite le clip della trasmissione. Produrre e trasmettere in esclusiva la diretta della serata darà alla piattaforma il medesimo status dei canali televisivi e contribuirà ad aumentare la sua fruizione tramite i televisori. Sarà poi un’occasione per integrare la serata di premiazione con volti e nomi noti della piattaforma, come fece la ABC con i talent televisivi negli anni Settanta, aumentandone l’esposizione. Infine avvicinerà YouTube al cinema, che da sempre la guarda con diffidenza, un po’ per snobismo e un po’ perché teme che la piattaforma sottragga attenzione e pubblico ai film.



