Gli Hearts stanno provando a fare una cosa rara nel campionato scozzese
A vincerlo, cioè, dopo che da quarant'anni lo fanno solo Celtic o Rangers; un modo peculiare di usare i dati li sta aiutando

Nella Scottish Premiership, il campionato scozzese di calcio, c’è una situazione di classifica sorprendente. Al primo posto dopo 17 giornate c’è l’Heart of Midlothian di Edimburgo con 38 punti. Subito dietro, con una partita giocata in meno, ci sono le due storiche squadre di Glasgow: il Celtic a 32 punti e il Rangers a 29.
Se questa dovesse essere la classifica finale e gli Hearts – al plurale, come vengono chiamati più spesso – dovessero vincere il campionato, sarebbe un evento straordinario non solo per questa squadra, che non lo vince dal 1960, ma per tutto il calcio scozzese, perché è rarissimo che una squadra al di fuori di Rangers e Celtic vinca il campionato. In 127 edizioni è successo solo 17 volte e dal 1985 (cioè da quando vinse l’Aberdeen) non ci è mai riuscito nessuno; una cosa davvero fuori dal comune, soprattutto se si considera che dal 2012 al 2016 i Rangers nemmeno giocarono la Premiership.
Il «duopolio» di Rangers e Celtic, come viene spesso definito, si spiega con il fatto che sono le squadre più ricche di Scozia, oltre a quelle che hanno nettamente più tifosi. C’entrano motivi storici e culturali: Glasgow è la città più grande e popolata di Scozia ed è lì che si trova la sede della Federazione nazionale scozzese di calcio. Inoltre il Celtic è molto legato alla comunità cattolica della città e, per questo, attira spesso un gran numero di tifosi irlandesi.
Sono le due uniche squadre scozzesi davvero conosciute al di fuori della Scozia: non solo perché si vedono di più nelle coppe europee, ma anche perché hanno tra loro una rivalità storica e molto raccontata dai media. Il loro derby, chiamato “Old Firm”, è probabilmente l’unica partita del campionato scozzese capace di suscitare interesse anche tra chi non lo segue.
Eppure gli Hearts – che di campionati ne hanno vinti solo quattro, di cui due nell’Ottocento – non sono un “terzo incomodo” così sorprendente e inaspettato, quest’anno. Si pensava che avrebbero potuto combinare qualcosa di buono già questa estate, quando l’investitore e dirigente britannico Tony Bloom ne è diventato azionista di minoranza. Ha comprato il 29 per cento delle quote del club, investendoci più di 11 milioni di euro: tanti soldi, per il calcio scozzese.
Soprattutto Bloom è un dirigente espertissimo. Negli ultimi 15 anni ha portato il Brighton – di cui è presidente dal 2009 – dalla seconda alla prima serie inglese (la Premier League) e l’ha reso una squadra molto competitiva; è riuscito inoltre a far vincere alla squadra belga dell’Union Saint-Gilloise il suo primo campionato in 90 anni. Nonostante la maggioranza delle quote (e quindi il potere decisionale vero e proprio) sia rimasta in mano alla Foundation of Hearts, cioè l’associazione dei tifosi del club, il suo ingresso è stato comunque una svolta per la squadra di Edimburgo.
Bloom ha permesso agli Hearts di affidarsi a Jamestown Analytics, la sua società di consulenza e analisi di dati per le squadre di calcio (e di cricket), utilizzata anche dal Como. In poche parole Jamestown Analytics raccoglie, analizza ed elabora dati anche non convenzionali su un enorme numero di calciatori. Chi ha collaborato con loro sostiene che siano in grado di individuare giocatori molto validi e spesso sottovalutati perché le loro statistiche più tradizionali non risultano eccezionali.
In questo modo gli Hearts sono riusciti a prendere giocatori molto buoni a un costo relativamente contenuto, come il portoghese Cláudio Braga (acquistato per 500mila euro da una squadra norvegese e ora miglior marcatore del campionato) o il greco Alexandros Kyziridis (preso da una squadra slovacca a 375mila euro e ora secondo giocatore con più assist della Premiership). L’allenatore degli Hearts Derek McInnes ha definito Jamestown Analytics una «manna dal cielo».

Tony Bloom durante una partita del “suo” Brighton, 10 maggio 2025 (Gareth Copley/Getty Images)
Gli Hearts, comunque, non sembrano aver fatto solo le scelte giuste con gli strumenti giusti. Sono stati per ora anche favoriti dal brutto periodo per le due squadre di Glasgow. Sia Rangers che Celtic, infatti, hanno iniziato abbastanza male questo campionato, tanto da aver già cambiato i propri allenatori. Anche quando a novembre gli Hearts sono calati un po’ e hanno vinto una sola partita, Rangers e Celtic non sono riuscite a raggiungerli in classifica.
Il 7 dicembre la squadra di Edimburgo è tornata a vincere – dopo più di un mese – proprio contro il Celtic, battendolo per la seconda volta in stagione.
È già successo in questi quarant’anni che una squadra diversa da Rangers e Celtic partisse bene per poi finire male. La scorsa stagione, ad esempio, l’Aberdeen vinse 10 delle prime 11 partite, ma concluse addirittura al quinto posto. Capita per colpa della maggiore inesperienza e della poca abitudine alla vittoria di questi “terzi incomodi”, e in parte anche per il formato del campionato scozzese.
Nella Scottish Premiership le squadre sono solo 12 e si affrontano non due, ma tre volte, per un totale di 33 partite. Dopo la 33ª giornata però il campionato non finisce ma la classifica viene divisa in due gironi: le ultime sei squadre si giocano la “salvezza”, cioè la permanenza in Premiership; le prime sei la vittoria del campionato. Le squadre si portano dietro i punti fatti nelle prime 33 giornate e in entrambi i gironi ciascuna gioca altre cinque partite, una contro ogni avversaria del proprio gruppo.
Manca ancora molto alla fine del campionato, e un’eventuale vittoria degli Hearts sarebbe eccezionale. Non solo perché vorrebbe dire che avranno saputo tener testa a due squadre molto più ricche ed esperte, ma anche perché, almeno per i tifosi più anziani, sarebbe una sorta di chiusura del cerchio. Il primo dei quaranta titoli consecutivi vinti da Rangers e Celtic, quello del 1986, fu infatti perso dagli Hearts all’ultima giornata.

L’attaccante portoghese dell’Heart of Midlothian Cláudio Braga (a sinistra) durante una partita di campionato contro il Falkirk, 27 settembre 2025 (Zak Mauger/Getty Images)
Già la prossima partita degli Hearts sarà importante: la giocheranno contro i Rangers, domenica 21 dicembre alle 14:30. In Italia si potrà vedere, come tutto il resto del campionato scozzese, su Como TV. È il canale di streaming del Como calcio che costa solo 2,99 euro l’anno. Oltre alla Scottish Premiership, vi si possono vedere la Coppa di Francia, il campionato olandese e la Saudi Pro League, il campionato dell’Arabia Saudita dove gioca Cristiano Ronaldo.



