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  • Giovedì 18 dicembre 2025

Il parlamento brasiliano ha approvato la riduzione della pena di Bolsonaro

A poco più di due anni in carcere: ora manca la convalida di Lula, che potrebbe mettere il veto

(AP Photo/Andre Penner, File)
(AP Photo/Andre Penner, File)
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Il Senato del Brasile ha approvato in via definitiva un disegno di legge per ridurre la pena dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, condannato a più di 27 anni di carcere per aver tentato di organizzare un colpo di stato alla fine del 2022. In base alle leggi attuali Bolsonaro deve scontare almeno tra i sei e gli otto anni in carcere prima di essere idoneo al regime di detenzione alternativa: il disegno di legge, approvato dalla Camera in prima lettura a inizio dicembre, prevede invece che debba rimanere in carcere al massimo tra i due e i quattro anni, a seconda dell’interpretazione dei giudici.

Per entrare in vigore la legge deve essere approvata dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva, di sinistra. Lula ha quindici giorni di tempo per decidere se porre il veto, che comunque potrà essere superato dal parlamento con i voti di almeno 257 deputati e 41 senatori.

Il disegno di legge era stato presentato dal deputato Paulinho da Força, del partito di centro Solidariedade: sia alla Camera che al Senato è stato approvato con una maggioranza frutto di una mediazione tra i partiti di estrema destra, che sostengono Bolsonaro, e quelli di centro e centrodestra. I primi chiedevano di votare su un’amnistia, che avrebbe estinto la pena e condotto alla scarcerazione dell’ex presidente. Questa proposta però aveva incontrato molte resistenze, anche tra l’opinione pubblica, che secondo i sondaggi è in maggioranza contraria.

I partiti di sinistra che sostengono il governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva hanno votato contro la riduzione della pena. Alla Camera la legge era stata approvata con 291 voti favorevoli contro 148 contrari, mentre al Senato con 48 voti a favore e 25 contrari.

Bolsonaro ha 70 anni e ha governato il Brasile dal 2019 al 2022, anno in cui fu sconfitto dall’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva, noto come Lula. Lo scorso settembre era stato condannato, con l’accusa di aver elaborato un piano per restare al potere nonostante avesse perso le elezioni, impedendo l’insediamento di Lula con l’assalto alle sedi di varie istituzioni a Brasilia, incarcerandolo oppure uccidendolo. Il piano sarebbe fallito a causa dell’opposizione di diversi importanti ufficiali dell’esercito.

Bolsonaro ha iniziato a scontare la pena a novembre ed è ancora molto influente nell’estrema destra brasiliana, che da qualche settimana sta discutendo di come sostituirlo. Dal carcere ha dato il suo appoggio al figlio Flávio come candidato della destra alle prossime elezioni presidenziali del 2026, nominandolo di fatto come suo successore. Flávio ha detto che rinuncerebbe a candidarsi solo se fosse concessa l’amnistia al padre, e se fosse permesso direttamente a Jair Bolsonaro di ricandidarsi.

Al momento non sembra uno scenario probabile, dato che a Jair Bolsonaro è stato anche impedito di candidarsi fino al 2030. Il Partito Liberale ha però dichiarato che intende riproporre la questione dell’amnistia per Bolsonaro in parlamento l’anno prossimo.

– Leggi anche: La successione di Bolsonaro nell’estrema destra brasiliana