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  • Mercoledì 17 dicembre 2025

La Puglia avrà una specie di salario minimo per chi lavora negli appalti pubblici

Era stato approvato più di un anno fa, ma il governo aveva fatto ricorso alla Corte costituzionale, che ora gli ha dato torto

(Cecilia Fabiano/LaPresse)
(Cecilia Fabiano/LaPresse)

In Puglia sarà introdotta una sorta di salario minimo di nove euro lordi all’ora per i dipendenti delle imprese che lavorano negli appalti pubblici. È la prima regione italiana dove è entrata in vigore una forma seppur limitata di salario minimo legale, una questione su cui la politica nazionale si è incartata spesso senza mai arrivare a introdurlo. La legge regionale era stata approvata dalla giunta pugliese di centrosinistra a novembre del 2024, ma era stata bloccata da un ricorso del governo nazionale alla Corte costituzionale, che ora l’ha respinto.

Questa specie di salario minimo nella pratica funzionerà tramite i criteri di selezione delle aziende negli appalti pubblici in Puglia, tra cui saranno inseriti i contratti applicati ai dipendenti, che dovranno essere appropriati per la categoria di riferimento e soprattutto dovranno prevedere un pagamento di più di nove euro lordi all’ora: quindi per le aziende che lavorano con la pubblica amministrazione – anche per le aziende sanitarie e le agenzie pubbliche – questo dovrebbe essere un incentivo ad aumentare la paga oraria almeno a questo livello, se non vogliono restare fuori dai bandi.

La misura è stata pensata per incentivare a farlo soprattutto certe società che generalmente pagano poco i propri dipendenti, come quelle che forniscono servizi di pulizia, di sorveglianza e di consegne tramite fattorini. Questo tipo di aziende, che lavora molto grazie a contratti pubblici, offre spesso preventivi più bassi per cercare di battere la concorrenza ai bandi risparmiando proprio sulla forza lavoro.

Il ricorso del governo di Giorgia Meloni, i cui partiti sono storicamente contrari al salario minimo legale, si basava sul fatto che a suo dire le regioni non hanno la competenza per legiferare in questo ambito e che la misura comprometterebbe l’autonomia della cosiddetta contrattazione collettiva, cioè quella che fanno sindacati e associazioni di categoria per negoziare le condizioni economiche dei contratti.

In Italia infatti, seppur non esiste un salario minimo legale fissato con una soglia precisa, ci sono già dei minimi di stipendio che le aziende devono pagare per legge, e sono stabiliti dai cosiddetti contratti collettivi nazionali (CCNL): ce n’è uno per ogni professione – quello dei lavoratori del commercio, della metalmeccanica, degli avvocati, dei giornalisti, e via così – che stabilisce per ogni livello di carriera una retribuzione di base. Li contrattano i rappresentanti nazionali delle singole categorie, i sindacati per conto dei lavoratori e le associazioni datoriali per conto delle aziende. I CCNL valgono per tutti i lavoratori della categoria, a prescindere da dove lavorino e se aderiscano o meno al sindacato.

Secondo il governo la legge pugliese delegittimerebbe questo tipo di contrattazione, violando la Costituzione, e lo farebbe legiferando in un ambito su cui – sempre secondo il governo – avrebbe competenza solo il parlamento nazionale. La Corte costituzionale ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha dato ragione alla regione, che si era limitata a fare una legge in materia solo di appalti pubblici. La legge pugliese può ora entrare in vigore.

Il governo aveva fatto ricorso anche contro una legge simile della Toscana, il cui consiglio regionale ad agosto aveva introdotto di fatto un salario minimo legale di nove euro lordi all’ora per le aziende che partecipavano ai bandi pubblici. La Corte costituzionale su questo non si è ancora espressa, ma le due leggi sono molto simili.

Le iniziative regionali di Puglia e Toscana ricalcano quello che avviene già in alcuni comuni – tra cui quello di Firenze, Napoli e Livorno – dove chi lavora per l’amministrazione locale non può pagare meno di nove euro lordi l’ora i propri dipendenti.

Tutte queste leggi, in ogni caso, non riguardano propriamente il salario minimo, che per definizione dovrebbe valere per tutti i lavoratori, e gli stipendi del resto sono un ambito sul quale le regioni non possono fare leggi. Sono però le stesse giunte a menzionare il termine salario minimo, dando così un significato politico paragonabile alle loro iniziative.

La soglia indicata dalla legge di nove euro lordi l’ora è peraltro la stessa della proposta di legge sul salario minimo che i partiti di opposizione avevano presentato nel 2023. La proposta di legge, molto modificata dai partiti di maggioranza e molto discussa in parlamento, era stata una delle poche cose ad aver messo in difficoltà il governo in questi anni: poi però era stata accantonata proprio per l’opposizione della maggioranza.

– Leggi anche: Qual è la soglia giusta per il salario minimo?